Comunità Pastorale Santi Apostoli
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo di Cornaredo - La Chiesa




la nostra chiesa
un po' di storia
 



Non si può parlare di storia della nostra chiesa parrocchiale senza accennare a taluni momenti della storia della Parrocchia; e cominciamo con il rammentare che è corretto parlare di "Parrocchia" solo dopo il Concilio di Trento, conclusosi nel 1563 (nel quale ebbe parte molto attiva San Carlo Borromeo, pur non essendo ancora vescovo). Prima del Concilio sarebbe più corretto definire "beneficiato" il prete stabilito in un luogo e "beneficio" ciò che aveva a disposizione per la sua attività (e per campare).
Sappiamo che il primo Parroco a Cornaredo fu don Agostino (Augustino) Magno che annotò nel Libro dei Battesimi di "aver pigliato possesso ... adì 15 de lulio del 1565". È un po' la nascita ufficiale della nostra Parrocchia; ma la chiesa che ora definiamo "parrocchiale" c'era già da prima, anzi da molto tempo: viene citata già ai primi del '300 da Goffredo da Bussero nel suo Libro delle notizie dei Santi di Milano dove vengono elencate le chiese dedicate a San Nazzaro, ai Santi Giacomo e Filippo, a Sant'Apollinare e a Santa Maria (che dovrebbe essere la chiesetta della Brughiera, un tempo "sotto Cornaredo"). San Nazzaro era forse quello che inizialmente disponeva di un'abitazione per il prete, mentre Sant'Apollinare (la nostra "chiesetta") è stata lungamente "beneficio" di sacerdoti non dipendenti dal parroco.
Ma la documentazione di fatti così lontani è tutt'altro che precisa e completa; a volte contraddittoria. Basti pensare che lo stesso don Agostino Magno ebbe a definire se stesso anche curato "dei Santi Giacomo, Filippo e Ambrogio", quindi solo "di Sant'Ambrogio". E tanto per "semplificare" le cose don Agostino in un suo documento del 1574 ci narra di una consacrazione della chiesa parrocchiale avvenuta nel 1533 intitolata ai santi Ambrogio, Giacomo e Angelo (fatto del quale però lui stesso non sapeva molto, a cominciare dal celebrante: "il nome de lo episcopo non si sa"). Non male. Esistono anche diversi atti notarili rogati "nelle case della chiesa di Sant'Ambrogio" senza contare che San Carlo, in visita pastorale da noi il 28 aprile 1570, compilò una serie di "ordinationi per la chiesa Parochiale di Santo Ambrogio".
Di certo c'è l'intervento del Cancelliere Provinciale di Saronno che con una sua lettera del 27 luglio 1763 al Cancelliere della Pieve di Nerviano chiuse definitivamente la questione della intitolazione confermandola come è ora; la chiesa si trovava dove si trova ora, però era un'altro edificio, più piccolo dell'attuale e in posizione inversa e leggermente in diagonale, con il coro dalla parte della piazza e l'ingresso in un piccolo slargo dell'attuale via Cavour. La costruzione era molto vecchia e verso la metà dell'800 era davvero malconcia. L'autorità civile ne dispose la chiusura al culto perché minacciava rovina (1857); del resto il parroco don Giuseppe Gambarini aveva scritto di un pericolo di crollo in una relazione del 22 febbraio 1856. Quasi certamente si tratta della stessa costruzione citata da Goffredo di Bussero nel '300, sia pure fatta oggetto di numerosi interventi.
La Fabbriceria (diciamo gli odierni Consigli Pastorale ed Economico) era senza soldi e oltre tutto la Parrocchia si era "impoverita" con il distacco di San Pietro all'Olmo, nel 1843. Una mossa la dette il duca Serbelloni, in quegli anni "signore" di Cornaredo, che incaricò il proprio tecnico ingegner Gaetano Bariggi di redigere una relazione da inviare alla Regia Commissarìa Distrettuale (a Saronno); siamo ancora nel 1856 cioè nel Regno Lombardo-Veneto, parte dell'Impero d'Austria. Ma il tecnico del Distretto, architetto Luigi Maggioni, dichiarò pericolante il solo campanile, quindi... fermi tutti.


La posizione della chiesa in una tavola dal progetto dell'arch. Peverelli (Archivio Comunale)
La "vecchia" chiesa vi figura con l'ingresso in uno slargo della via Cavour (l'area azzurra era proprietà della chiesa); in rosso il perimetro del nuovo edificio con la facciata verso la piazza che allora si chiamava "Comunale" prima di diventare "Vittorio Emanuele II", ed infine "Libertà"
[puoi vedere l'immagine in grande, con le diciture leggibili ]
Però si mosse anche il Comune che il 14 febbraio 1857 incaricò l'ingegnere milanese Carlo Peverelli di stilare il progetto di una nuova chiesa (che non costasse troppo) se non fosse stato possibile sistemare la vecchia. Intanto la Imperial Regia Deputazione Provinciale di Milano (diciamo: la Provincia di allora) insistette per la chiusura della chiesa trasferendone provvisoriamente l'attività in Sant'Apollinare (sfruttando anche uno spazio antistante).
La chiesetta di Sant'Apollinare "come era"
(l'attuale facciata in mattoni è del 1965)
Il progetto per la nuova chiesa fu approvato dal Comune il 23 agosto, ma rimaneva il problema dei quattrini, risolto in (buona) parte con l'impegno dello Stato (sempre il Lombardo-Veneto) a partecipare alla spesa (26 agosto).
Spaccato e parte absidale dal progetto Peverelli (Archivio Comunale)
[puoi vedere l'immagine in grande, con le diciture leggibili ]
Il guaio fu che sopraggiunse la Seconda Guerra di Indipendenza, e nel 1859 la Lombardia passò al Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia); a Cornaredo i notabili erano gli stessi di prima, ma a Milano no e da Milano arrivò il blocco alla spesa. I Cornaredesi la presero male e fra il 16 e il 17 ottobre occuparono la vecchia chiesa e ne demolirono scrupolosamente quello che ne restava (va rammentato che vi erano molti muratori e carpentieri, gente del mestiere).
Pur se manca ogni conferma documentale, corre l'obbligo di accennare a certi racconti che riportano di una scaramuccia fra un reparto dell'esercito austriaco in ritirata dopo la battaglia di Magenta (4 giugno) e un reparto delle truppe franco-piemontesi che avanzavano verso Milano; epicentro dello scontro - dice la tradizione - fu proprio la chiesa, che ne uscì male.
È invece incontestabile che dopo l'"occupazione" dei Cornaredesi il competente ufficio del nuovo Stato non solo fece marcia indietro ma se la prese con il Comune accusandolo di essere la causa del "fermo" alla nuova costruzione (che tuttavia non fu decisa che il 26 agosto dell'anno dopo).
Finalmente si mise mano ai lavori, ad opera di tale Mastro Federico Rosa, di Milano ma nativo del paese, con la partecipazioni fattiva - talvolta volontaria - di molti compaesani muratori. Ed infatti uno dei nuovi altari fu poi intitolato a San Mauro, loro protettore e poi compatrono della Parrocchia.
La posa della prima pietra avvenne il 10 marzo 1862. Cioè delle "due" prime pietre; infatti era avvenuto che sulla pietra preparata erano presenti i nomi del sindaco (Vincenzo Villa), del Parroco e degli altri notabili ma non c'era quello del prelato che avrebbe dovuto impartire la benedizione (anche perché non si era saputo in anticipo); di qui l'iniziativa di preparare in gran fretta una ulteriore "prima pietra", stavolta con il nome di Monsignor Francesco Maria Rossi, Prevosto di Sant'Ambrogio di Milano e incaricato della benedizione (e anche un altro paio di nomi). Quindi ci fu una doppia "prima pietra". Padrino della cerimonia fu il duca Giuseppe Serbelloni Sfondrati e madrina la di lui moglie, duchessa Matilde.
I lavori terminarono ufficialmente il 4 ottobre 1863, cioè in questo giorno (festa della Madonna del Rosario) la chiesa venne aperta al culto, benedetta da Monsignor Rossi. Era già dotata della Via Crucis (14 stazioni) la cui celebrazione era stata concessa a Cornaredo sin dal 17 aprile 1815 con bolla di Pio VII (ma i quadri di allora non sono gli stessi che vediamo oggi, realizzati dal pittore Luigi Morgari attorno al 1930). Le cronache ci narrano di un gran concorso di gente,  di sacerdoti anche dei paese vicini, autorità e Guardia Nazionale in alta uniforme; conclusione con fuochi artificiali.
Il grande altare maggiore fu completato nel 1906. Più veloce l'organo, un "Carlo Aletti" (Monza) del 1870 (restaurato fra il 2015 e il 2016).
L'aspetto della chiesa era completamente differente da come è oggi: niente facciata, pronao basso, tetto diverso. L'interno era ancora privo di tutte le decorazioni, quadri e affreschi che vediamo noi e che furono poi realizzati nel corso di una trentina di anni a partire dal 1895; prima era venuto l'organo. Curiosità vuole che si rammenti che il progetto iniziale prevedeva il campanile con la sommità a forma di cupola invece che a cuspide come è poi stato.
Diversi i motivi che hanno procrastinato la consacrazione vera e propria di così tanti anni (che per la verità è cosa discretamente frequente). L'accoglienza all'Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari (Beato) era stata predisposta nella non più esistente chiesa di Sant'Antonio, presso il palazzo Dugnani (odierna via Garibaldi). Era l'8 novembre 1906 ed erano presenti tutti i notabili, senatore Andrea Ponti e prosindaco Luigi Bramati in testa. Processione sotto una galleria di festoni e sandaline fino alla chiesa e poi a Sant'Apollinare (che la cronaca della giornata definisce Oratorio dell'Immacolata di Lourdes) dove venne riposta la piccola urna con le reliquie dei Santi Donato e Fruttuoso da vegliare sino all'indomani.
Il rito della consacrazione ebbe quindi luogo la mattina del 9 novembre di buon'ora, rito ancora più lungo e complesso di come sarebbe oggi e che culminava con la chiusura nell'altare dell'urna con le reliquie dei martiri. Segno esteriore della cerimonia visibile ancora oggi sono le dodici piccole croci rosse nei punti ove l'Arcivescovo aveva "unto" i muri dell'edificio. A ricordo dell'evento esiste anche una lapide in fondo alla chiesa, che tuttavia riporta - chissà perché - la data del 10 novembre e non del 9.



la lapide
una delle croci
il cardinal Ferrari
Naturalmente il cardinal Ferrari aveva intrattenuto un po' tutti con le sue raccomandazioni, in particolare per il catechismo (ma anche per la costruzione di un oratorio per i giovani), aveva amministrato la Cresima a più di 400 ragazzi ed infine aveva stabilito che la memoria della consacrazione fosse alla prima domenica di settembre (ma doveva già essere così per la "vecchia" chiesa demolita).
Il Coadiutore dell'epoca redasse la cronaca dell'evento: - vedi]
Già nel 1908 furono sostituite le porte con le "bussole" ancora oggi esistenti, mentre la luce elettrica fu installata già nel 1907. In quel periodo vennero anche realizzati i molti dipinti per i particolari dei quali rimandiamo alle pagine che corredano la visita virtuale alla chiesa di oggi [trovi il link nel menu in alto], così come rimandiamo a quelle stesse pagine per i cenni ai busti e alle statue-reliquiario esposte sull'altare in particolari occasioni, nonché per la statua della Madonna.
La facciata attuale risale al 1950, realizzata su progetto dell'architetto milanese Giovanni Crescini (quasi gratis) assistito dal geometra locale Clemente Della Vedova con l'intento di dare un particolare slancio all'estetica. L'anno successivo fu il Comune a metterci del suo dotando il campanile di un nuovo orologio elettrico, illuminato di notte; il campanone venne invece sostituito nel 1957 benedetto dall'Arcivescovo Sergio Pignedoli e tutto il "concerto" venne rimosso temporaneamente nel 2006 per consentire la sistemazione di un particolare marchingegno anti-vibrazione.
a sinistra è la facciata della chiesa ai primi del '900,
quando il card. Ferrari la consacrò, ben diversa da ora
(al centro com'era diventata la facciata negli anni '20)
È storia recente la manutenzione straordinaria in vista del centenario, che però non ha stravolto nulla, e che si è completata con il rifacimento - quello sì - dell'altare, consacrato il 13 settembre 2009 dall'Arcivescovo Dionigi Tettamanzi [trovi un ampio servizio sotto "fotovideo/il nostro album" del menu in alto].
Il contenuto di questa pagina viene dal libro Ma dove dimori, Signore? di Giuseppe Tavecchia e Carlo Sommaruga, pubblicato dalla Parrocchia nel 2006 in occasione del centenario della chiesa.

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gennaio 2014
pg. 971
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