In poche parole per Dedicazione intendiamo normalmente la festa che annualmente celebra la memoria della Consacrazione delle cattedrali e delle altre chiese solennemente consacrate. La dedicazione delle chiese è un rito molto solenne con il quale il Vescovo consacra
l'edificio al culto di Dio.
Da noi la Dedicazione della Cattedrale è un momento importante riportato nel Lezionario Ambrosiano adottato nel 2008 nel quale la terza domenica di ottobre
(quest'anno è stato il giorno 20, l'anno prossimo sarà il 19) viene appunto definita Dedicazione della Cattedrale, Chiesa Madre di tutti i fedeli ambrosiani e le domeniche successive si chiamano prima/seconda
ecc. domenica dopo la Dedicazione fino alla Festa di Cristo Re, che conclude l'anno liturgico (quest'anno il 10 novembre; l'anno prossimo il 9 novembre).
Ma la terza domenica di ottobre è anche una ricorrenza speciale nella chiesa Ambrosiana, non solo perché nel 1577 venne consacrato
(come si diceva allora) il Duomo (giorno 20 del mese) intitolato a Maria Nascente
da San Carlo Borromeo, divenendo, negli auspici del Santo Vescovo, il
"modello di chiesa della Controriforma".
Era la terza domenica di ottobre anche nell'anno 836 (il 15 del mese) quando venne consacrata la
chiesa di Santa Maria Maggiore, la "vecchia" cattedrale, situata più o meno dove sorge il Duomo dei giorni nostri. Era la terza domenica di ottobre quando nel 1418 (giorno 16) venne consacrato l'Altar Maggiore del "nostro" Duomo, così come nel 1986
quando il Cardinal Martini consacrò il "nuovo" Altar Maggiore e tutto il
Presbiterio, rinnovati per adeguarli alle esigenze liturgiche della
riforma conciliare (era il 19 del mese).
E perché questo insistere sulla terza di ottobre, fino a farne una data simbolo? Perché dalla metà del secolo V, ossia dalla solenne Dedicazione della Basilica di Santa Tecla compiuta dal vescovo Eusebio nel 453 (dopo una devastazione degli Unni), in questo giorno veniva anche istituita la festa liturgica ambrosiana della Dedicazione della Chiesa cattedrale.
Dunque sono evidenti l’antichità e l’importanza di questa ricorrenza per il Rito ambrosiano e per tutti i fedeli
che - come accennato - segna l’ultima sezione del Tempo dopo Pentecoste e dell’intero anno liturgico
e si sviluppa proprio a partire da essa, prendendo il nome di
"Settimane dopo la Dedicazione", fino alla festa di Cristo Re (appunto
conclusione dell'anno liturgico). Di notevole significato, in questa logica, appare, allora, l’orazione di apertura dell’assemblea liturgica propria della solennità
della "Dedicazione della Cattedrale, Chiesa Madre di tutti i fedeli ambrosiani", nella quale l’invocazione della Chiesa non si ferma all’edificio in se stesso, ma considera il popolo santo di Dio che è in Duomo e in tutti i luoghi di culto generati da questa Chiesa madre, perché sono loro - i fedeli delle comunità di Rito ambrosiano - ad essere, sotto la guida dei Pastori,
"le pietre vive ed elette" per mezzo delle quali Dio edifica un tempio eterno alla sua gloria.
La storia della "cattedrale di Milano" è lunga e complessa, ma benché molto interessante ne accenniamo
solo alcuni punti. Tanto per cominciare diciamo che una volta le Cattedrali erano due, una "invernale" e una "estiva", ciascuna dotata di un proprio battistero
esterno. Solo durante la costruzione della
prima linea della metropolitana ci si accorse che sotto l'attuale piazza giacevano i resti della chiesa di Santa Tecla, una delle due, risalente al IV/V secolo (iniziata forse nel 340, cioè all'epoca dell'Imperatore Costantino e di Sant'Ambrogio).
Costantino è quell'imperatore che con il c.d. editto di Milano liberalizzò il culto cristiano,
mettendo fine alle persecuzioni; fece anche di Milano la capitale dell'Impero Romano di Occidente.
L'Editto come raffigurato nella "porta Minerbi" (quella di sinistra) - anno 1948
In realtà prima di questa Cattedrale "duale" deve esserci stata un'altra costruzione, per la quale si fanno molte ipotesi di dove e come fosse; unica cosa certa sono gli accenni ad una "basilica vetus" che Sant'Ambrogio cita nelle corrispondenze con la propria sorella Marcellina. Nulla di più.
La chiesa di Santa Tecla era lunga un'ottantina di metri, con l'interno a cinque navate e la facciata rivolta verso quella che ora è via Mercanti; in realtà le facciate erano due e fra di esse
si trovava una sorta di quadriportico,
simile a quello della Basilica di Sant'Ambrogio, nel quale sostavano i catecumeni, cioè i non battezzati.
Ambrogio vi portò il Santo Chiodo proveniente dalla Croce di Gesù crocifisso, che rimase lì fino alla demolizione della chiesa.
Ambrogio stesso - si pensa - vi fu inizialmente sepolto prima di essere traslato nella basilica che porta il suo nome.
Il Santo Chiodo viene ora custodito in una particolare bacheca appesa sotto la volta dell'abside a 40 metri di altezza,
segnalata da una piccola luce rossa. Ogni anno, in occasione della Esaltazione della Santa Croce (metà settembre), l'Arcivescovo sale a prelevarlo servendosi di un particolare "ascensore" (la nivola) per esporlo alcuni giorni alla venerazione dei fedeli.
Ed eccoci di nuovo alla terza domenica di ottobre. Sì, perché era in quel giorno che il Capitolo si spostava da Santa Tecla (cattedrale aestiva) a
Santa Maria Maggiore (cattedrale jemale, invernale), ove restava fino alla Vigilia di Pasqua. Questi spostamenti erano vere cerimonie (trasmigrationes).
Per Capitolo si intende il collegio degli ecclesiastici, chiamati comunemente
"canonici", che hanno come compito principale quello di attendere alle funzioni liturgiche in cattedrale, la chiesa del vescovo;
a Milano devono anche conservare il Rito Ambrosiano, con le sue antiche
e peculiari caratteristiche.
Ricerche più recenti fanno ipotizzare che prima ancora di Santa Tecla in quel luogo sorgesse un tempio pagano probabilmente dedicato a Minerva. Di certo c'è che l'intitolazione a Santa Tecla
non sia stata la prima bensì abbia sostituito quella iniziale al Salvatore.
La modifica si fa risalire a lavori di ripristino della chiesa, coincidente con l'arrivo della particolare reliquia della santa
(la testa), donata da Carlomagno alla città nell'811.
E il titolo alla santa esiste anche ai giorni nostri: infatti la
parrocchia che ha sede in Duomo si chiama Santa Tecla nel Duomo di
Milano.
La cattedrale di Santa Tecla aveva un suo battistero esterno, ottagonale, intitolato
a San Giovanni alle Fonti nel quale secondo tradizione il vescovo Ambrogio nel 387 avrebbe battezzato Sant'Agostino.
È nell'836 che si costruì la seconda basilica, più o meno nel sito dell'attuale Duomo, ma ovviamente molto più piccola, intitolata a Santa Maria Maggiore, anche questa con un proprio battistero (ottagonale come l'altro) intitolato a Santo Stefano alle Fonti, situato più o meno dove ora inizia Corso Vittorio Emanuele II.
L'ottagono ricorre molto spesso nell'architettura cristiana
(e non solo nell'architettura), soprattutto nei battisteri e fonti
battesimali. Il motivo è che per i Cristiani punto nodale della Fede è la
Resurrezione di Cristo e Cristo è risorto nel giorno dopo il sabato, cioè
l'ottavo. E il Battesimo è la resurrezione dal peccato e in origine veniva
amministrato nel giorno di Pasqua, poi esteso anche alla Pentecoste e al
Natale, prima di essere esteso come è ai giorni nostri..
In questa
piantina di piazza del Duomo è segnato a sinistra il luogo dove si trovava la Basilica di Santa
Tecla con il relativo quadriportico e, a destra, la Basilica di Santa Maria Maggiore; dietro
ad esse i rispettivi battisteri. La zona con bordo scuro segna la posizione dell'attuale Duomo.
C'era anche un campanile; una costruzione molto bella e altissima, distrutta nel 1162 dal Barbarossa; ricostruito - pare - nel 1333 crollò di suo dopo una ventina di anni e da allora niente più campanile.
Nel 1392 la chiesa di Santa Tecla fu dichiarata pericolante e poi abbattuta nel 1459 con l'assenso di papa Pio II, ma gli storici su questo punto sono discordi, anche perché alcuni pezzi furono utilizzati come botteghe e come facciata di una piccola chiesa rotonda della quale però non si sa nulla, come non si sa nulla sulla fine del battistero.
Il Barbarossa se la prese anche con Santa Maria Maggiore (non ancora risistemata dopo un grave incendio); secondo tradizione il successivo restauro ricevette dei grossi aiuti delle matrone milanesi che per
dare il loro contributo vendettero le loro gioie.
E il "nostro" Duomo? Si deve arrivare al 23 maggio 1386,
quando Gian Galeazzo Visconti annunciò la demolizione di diversi edifici fra i quali il battistero di Santo Stefano alle Fonti (quello dietro la cattedrale di Santa Maria Maggiore) per edificare una nuova cattedrale di immense
dimensioni che avrebbe superato in lunghezza e in altezza ogni altra chiesa esistente allora. Naturalmente, come sempre accade nelle narrazioni storiche, c'è chi
la racconta in modo diverso attribuendo la volontà della nuova chiesa "al popolo" mentre a Gian Galeazzo
non interessava gran che. Di certo vi fu la volontà dell'Arcivescovo
Antonio da Saluzzo e pure certo è che Gian Galeazzo il 16 ottobre 1387
istituì la Veneranda Fabbrica del Duomo con il compito di provvedere al reperimento, amministrazione e gestione delle risorse
finanziarie per la progettazione, costruzione e conservazione della nuova
Cattedrale.
Nel 1386 i lavori erano già avviati e i contributi proprio non mancavano; il 1° marzo 1387
venne nominato ingegnere capo Simone da Orsenigo, forse il più noto dei Maestri Comacini. A "documento" della data di inizio esiste
ancora una piccola lapide visibile nella prima cappella a destra, ma
probabilmente il lavoro cominciò con alcune demolizioni e sgombero di macerie.
Il granito per la costruzione proveniva dalle cave di Candoglia, sul lago Maggiore, e veniva trasportato a Milano lungo i Navigli, allora perfettamente navigabili.
Il laghetto in un'antica stampa.
Il "capolinea" era il laghetto, un bacino scavato presso la Cà Granda e l'attuale chiesa di San Bernardino alle Ossa, poi interrato
nel 1858 (a ricordarlo oggi resta via Laghetto). Curiosità: sui blocchi veniva incisa la sigla A.U.F. (ad usum fabricae) perché non pagavano i dazi dovuti
normalmente su ogni merce.
La sigla, in verità non limitata alla cattedrale milanese, avrebbe dato origine al detto mangiare a ufo, senza pagare.
La facciata venne dopo. La sua storia è piuttosto tribolata
e molto lunga (oltre due secoli); qui ci limitiamo
a riportare alcuni bozzetti e ad accennare che la cerimonia della posa della prima pietra fu il 16 agosto 1452,
ma poi....
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