Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Sant'Anna e San Gioacchino



 
Sant'Anna e
San Gioacchino
genitori della Beata Vergine Maria
e nonni di Gesù
- memoria: 26 luglio -

 

 messaggio del Papa per i nonni
 la Festa in Galilea (a Sepphoris) (2023)
I testi canonici non ci danno notizie dei genitori della Vergine Maria; sono solo gli scritti cosiddetti apocrifi che ce ne parlano, in particolare il protovangelo di San Giacomo che risale alla prima metà del II secolo (quindi discretamente vicino a quanto vi viene raccontato). Questi scritti non sono accettati formalmente dalla Chiesa ma hanno sicuramente una influenza perché alcune notizie riportate sono ritenute autentiche o comunque in accordo con la tradizione.
È un fatto che il culto di Anna (dall'ebraico Hannah = che è piena di grazia) si è ben presto diffuso sia in Oriente sia in Occidente, come ben testimoniato dalle innumerevoli chiese a lei intitolate e strade, quartieri, località, comunità che portano il suo nome e categorie o luoghi posti sotto il suo patronato.
Lo stesso Protovangelo di San Giacomo narra di Gioacchino, lo sposo di Anna. Lo descrive come uomo pio e molto ricco che abitava nei pressi della fonte Piscina Probatica a Gerusalemme. Un giorno stava portando delle abbondanti offerte al Tempio e il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: "Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole". Si trattava della mentalità degli Ebrei di quell'epoca, che nella sterilità vedevano una sorta di maledizione divina. [a destra: Gioacchino cacciato dal Tempio, Giotto, Cappella degli Scovegni, Padova]
Gioacchino fu colpito dall'atteggiamento del sacerdote; subito si premurò di verificare nell'archivio delle dodici tribù di Israele se davvero tutti gli uomini giusti avevano avuto figli; ebbe la conferma che temeva e ne fu sconvolto. Senza neppure tornare a casa si ritirò su un monte dove per quaranta giorni con preghiere e digiuni implorò Dio perché gli facesse la grazia di poter avere un figlio.
Anche la moglie Anna, a casa, soffriva; soffriva per la sterilità e soffriva per quella sorta di fuga del marito. E anch'essa pregava e mentre pregava le comparve un angelo del Signore che le annunciò "Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo". [a sinistra: Giotto, Cappella degli Scrovegni]
Un angelo apparve anche a Gioacchino e lo invitò a tornare alla sua casa perché le loro preghiere erano state esaudite e la sua sposa avrebbe partorito una figlia. Gli scritti in premessa e la tradizione ci raccontano che Gioacchino scese con dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti da offrire l'indomani al Tempio e ci raccontano dell'abbraccio con la moglie. L'iconografia classica colloca questo incontro alla Porta Bella (detta anche Porta Aurea), una delle porte della "città vecchia" di di Gerusalemme.
   
La rappresentazione più celebre dell'incontro fra i due sposi
è forse questo affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova
Nella foto di destra la "Porta Bella" come si presenta oggi, murata non si sa da né quando né da chi; dava accesso direttamente alla spianata del Tempio (ora divenuta "Spianata della Moschee).
Nacque Maria. I genitori la crebbero con amore e a tre anni la condussero al Tempio per essere consacrata al servizio del tempio stesso, in adempimento della promessa fatta quando imploravano la grazia di un figlio.
Il culto di Anna si diffuse dapprima in Oriente (a Costantinopoli una chiesa intitolata a Sant'Anna fu voluta da Giustiniamo già attorno all'anno 550) mentre in Occidente ebbe impulso soprattutto con l'arrivo di numerose reliquie portate dai reduci delle Crociate. In Occidente il culto di Anna iniziò verso il X secolo fino a che, nel 1584, papa Gregorio XIII inserì la celebrazione in tutta la Chiesa, fissandola al 26 luglio. Nel 1584 fu anche stabilita la celebrazione di Gioacchino - inizialmente lasciato in disparte per molto tempo - in data modificata più volte fino a che con l'attuale calendario liturgico i due sposi sono stati accumunati nella stessa memoria, il 26 luglio.
Dice Gesù nel Vangelo "Dai frutti conoscerete la pianta". Dalla santità del frutto, cioè dalla Vergine Maria, deduciamo la santità dei suoi genitori Anna e Gioacchino.

Ma ecco un'interessante opera d'arte presente nella nostra chiesa di Cornaredo; si tratta del paliotto dell'altare di San Mauro.
(Il paliotto è il rivestimento della parte anteriore della mensa dell'altare; può essere di diversi materiali ed avere un valore artistico anche notevole)
L'origine di questo paliotto è emersa da un documento ritrovato casualmente ­quattordici anni fa durante lavori di manutenzione dell'altare di San Mauro. Il testo del documento, redatto nel 1930 dal Coadiutore don Enrico Caccia, è riportato sotto (la chiesa milanese dei Santi Gervaso e Protaso della quale si parla era stata demolita e nulla ha a che vedere con quella ora esistente in viale Murillo). Non vi è un documento che ci dia la descrizione di quanto rappresentato nel paliotto, tuttavia è indubbio che la scena rappresenta in altorilievo l'incontro fra San Gioacchino di ritorno dal deserto dove si era ritirato e la sua sposa Sant'Anna (i genitori della Madonna). Così ce ne parla il Protovangelo di Giacomo già citato nella prima parte di questa pagina:
Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza". Anna rispose: "(Com'è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita". Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui.
"Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre". Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: "Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo". Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.
Il centro del paliotto,
con Anna e Gioacchino

La trascrizione del documento stilato da don Enrico Caccia nel 1930 e casualmente ritrovato nel 2010.
Ad Perpetuam Rei Memoriam
Questo paliotto e l’altro di fronte posto all’altare di Maria SS. furono comperati per £ 5.500, cinquemilacinquecento, dalla Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio di Milano che il Cardinale Aldelfonso Schuster alienò perché in sovrabbondanza nel centro di Milano, adoperandone il ricavo (si dice 3 milioni) per costruirne un’altra alla periferia della città stessa di Milano.
Il Sig. Curato di Cornaredo auspice il Rev. Padre Galli degli Oblaiti di Rho, pensò di abbellirne la propria Chiesa qui di Cornaredo facendoli immurare.
Il muratore che il giorno 28 novembre 1930 vi lavorò si chiama Tosi Luigi soprannominato Bigiù.
Il Parroco che comperò i palii si chiamava Padre Alessandro Marchesi Oblato di S. Carlo, il coadiutore che cooperò all’acquisto e che scrive questa memoria è don Enrico Caccia.
Recitate devotamente un Requiem per noi oramai da tanti anni defunti.
Cornaredo 28 novembre 1930
Sacerdote don Enrico Caccia

a Ischia il 26 luglio
Come la viediamo noi oggi "da fuori" la festa di Sant'Anna a Ischia è una specie di carnevale sull'acqua, nella baia di Cartaromana, ai piedi della maestosa rocca sulla quale sorge il Castello Aragonese. Ma non è così.
Vero è che dal 1930 in poi quello che era unicamente un atto devozionale verso la madre di Maria sia andato crescendo arricchendosi di aspetti meramente festaioli, ma la devozione alla "nonna di Gesù" resta.
In origine c'erano solo le donne ischitane incinte che si recavano in processione alla chiesetta dedicata a Sant'Anna per invocarne l'aiuto in quel loro particolare momento di vita; al massimo erano accompagnate da barche di pescatori ornate di ghirlande di fiori. La tradizione è documentata solo dai primi del '900, ma a quando effettivamente risalga non si sa.
Si sa solo che cinquecento­venti­cinque anni fa una certa Donna Laura Sanseverino fosse solita invocare Sant'Anna perché l'aiutasse a concludere felicemente la sua gravidanza, particolarmente difficile, e quando finalmente ebbe dato alla luce la piccola Costanza convinse il marito, governatore dell'isola, a supllicare il Re di Napoli, Ferdinando d'Aragona, perché fosse costruita una cappella (anno 1499).
La minuscola chiesetta - ora purtroppo in cattive condizioni - sorge sul mare (si vede solo da lì) - con un altrettanto piccolo piazzale sulla baia.
Come accennato sopra, la festa è andata via via arricchendosi di iniziative, dapprima con sfilata di barche trasformate in "carri allegorici", poi sostituite da zatteroni con tanto di concorso, ecc.; immancabili grandi fuochi artificiali (da quelle parti sono maestri) per concludere con l'incendio simulato del Castello Aragonese (v. ultima foto), che domina la baia.

Accanto al titolo: disegno di Leonardo da Vinci realizzato attorno all'anno 1500 a gessetto nero, biacca e sfumino, si tratta di uno studio per una pala d'altare per una chiesa di Firenze che non fu mai realizzata. Leonardo ha voluto rappresentare le tre generazioni della famiglia di Cristo: Sant’Anna tiene sulle ginocchia sua figlia Maria e questa trattiene il Figlio, che si rivolge verso San Giovanni. Il disegno è conservato alla National Gallery, Londra.


Sant'Anna con Maria Bambina in una immagine venerata nella Curta Nœva, a Cornaredo

e nella chiesa di Sant'Anna a Gerusalemme
e in un quadro presso l'altare della Madonna a Cornaredo (olio su tela di David Beghè, 1898).


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luglio 2013  (pag. 3032) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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gr. 3744