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Sant'Antonio di Padova
Sacerdote e dottore della Chiesa
- memoria: 13 giugno -
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statua lignea della chiesa di
Cornaredo
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Fra i miracoli della vita terrena di Antonio ve n'è uno "raccontato" da una
delle grandi pitture della nostra chiesa parrocchiale di Cornaredo. È il "miracolo della mula".
Si tratta di un fatto accaduto a Rimini attorno al 1222/1223 (le date di quei tempi non sono mai tanto sicure, perché si parla di fatti di ben ottocentodue anni fa, più o meno, e mica c'erano gli strumenti e le regole di oggi). Antonio da quelle parti stava predicando in particolare la presenza di Cristo nel Pane e nel Vino consacrati, in contrasto con una particolare eresia dell'epoca.
l'affresco della chiesa
di Cornaredo (sopra il Fonte Battesimale)
Capoccia degli eretici di lì era un tale Bononillo, o Bonisollo (ahi!, le cronache dell'epoca...), con cui Antonio fece una sfida singolare. Quel tale avrebbe dovuto lasciare la sua mula digiuna per tre giorni; il terzo giorno l'avrebbe condotta sulla piazza dove sarebbe stato preparato un mucchio di fieno fresco da
una parte mentre Antonio avrebbe atteso da un'altra
reggendo l'Ostensorio con l'Ostia consacrata.
Poi avrebbero osservato il comportamento della mula.
Così fecero: fra lo stupore generale, ma soprattutto dell'eretico, la mula
dapprima si avvicinò al fieno e l'annusò, poi si diresse verso Antonio e giunta davanti all'Ostensorio si inginocchiò. Il capoccia eretico "credette" e riabbracciò il
Cattolicesimo.
A ricordo del fatto in quella piazza di Rimini, che ora si chiama "Tre Martiri"
(all'epoca era "Giulio Cesare"), sorge un tempietto costruito nel
1518 e successivamente riedificato dopo il terremoto nel 1672 (foto a fianco).
In tempi andati nel nostro paese esisteva anche un oratorio intitolato a Sant'Antonio ("oratorio" inteso come piccolo luogo di preghiera, dal latino orare, cioè pregare).
In realtà si trattava della cappella del seicentesco palazzo della
famiglia Dugnani, nella omonima odierna piazzetta, della quale resta
in piedi la sola torre campanaria. La
cronaca della consacrazione della chiesa Santi Giacomo e Filippo (del 9
novembre 1906) indica proprio quella cappella come luogo da cui presero avvio le celebrazioni.
All'interno si trovava quel grande quadro "Cristo in croce con la
Madonna, Sant’Antonio e angeli" che ora è la pala d'altare della
chiesetta di Santa Croce, a Cascina Croce (affidato in custodia alla
Parrocchia da Italia Nostra nel 2013, dopo un accurato restauro).
Nelle foto in bianconero: quello che restava della cappella di Sant'Antonio poco prima che venisse demolita, dopo la seconda guerra mondiale,
e la via Garibaldi come si presentava nel 1949 (cioè circa all'epoca della demolizione). In pratica la cappella si trovava all'ingresso del paese; evidentemente per questo le cerimonie per la consacrazione della
chiesa di Cornaredo iniziarono da lì.
La foto grande è della pala collocata or sono undici anni nella chiesa della Santa Croce, a Cascina Croce (proprietà della locale sezione di Italia Nostra).
Le cronache ci dicono che presso la chiesetta di Sant'Antonio era stato allestito un arco di stile gotico con la scritta Benedetto colui che viene nel nome del Signore, a segnare l'ingresso nel paese. Da quel punto la strada verso la chiesa era "tutta a sandaline" (quei drappi verticali solitamente appesi ai lati della porta della chiesa per certe
occasioni); innanzi alla chiesa vi era una sorta di galleria coperta ornata con sandaline e festoni, oltre a tre piante di luminarie (cosa eccezionale all'epoca). Ma
sandaline, festoni ed ornamenti erano un po' dappertutto.
A Sant'Antonio fu organizzato il "ricevimento" del Cardinal Ferrari, accolto dai notabili
locali con il prosindaco Luigi Bramati (segnalato invece assente "per vecchiaia" il sindaco Giovanni Lucchini).
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Anche se non c'entra nulla con le notizie su Sant'Antonio dobbiamo accennare al recente restauro (2001) della torre dell'ex palazzo Dugnani, torre che serviva alla cappella demolita.
Il restauro è stato a cura della locale sezione di Italia Nostra (che ci ha fornito le foto); nel corso della cerimonia dell'inaugurazione nel contrappeso della campana è stata posta una pergamena "per i posteri", un po' come fece don Enrico Caccia nel 1930 con il documento poi rintracciato casualmente quattordici anni fa grazie al quale abbiamo saputo dell'origine dei paliotti degli altari laterali nella chiesa parrocchiale.
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aprile 2013 (pag. 3017) |
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