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Sant'Apollonia
- memoria: 9 febbraio -
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Del martirio di Sant'Apollonia ci parla lo storico Eusebio di Cesarea (265-340) il quale, nella sua Historia Ecclesiastica, ci riporta un brano di una lettera del vescovo San Dionigi di Alessandria (morto nel 264) indirizzata a Fabio di Antiochia; nella lettera vengono narrati alcuni episodi dei quali San Dionigi era stato testimone.
Verso la fine dell’impero di Marco Giulio Filippo (meglio noto
come Filippo l’Arabo - 243-249), benché vi
fosse un periodo di tregua nelle persecuzioni dei Cristiani, ad Alessandria d'Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i
Cristiani, aizzata da un indovino pagano.
Molti Cristiani furono massacrati e le loro case saccheggiate e devastate. Fra le persone perseguitate fu anche un'anziana donna, Apollonia, della quale il vescovo Dionigi sottolinea la vita esemplare e l'opera di apostolato, ciò che aveva
evidentemente scatenato l'ira dei pagani ed una loro particolare crudeltà.
Apollonia fu presa e fu percossa crudelmente fino a farle saltare i denti oppure, come sostiene la tradizione, i denti le furono strappati con delle tenaglie.
Nell’iconografia sacra è raffigurata in giovane età perché così avviene per tutte le sante vergini;
solitamente impugna una tenaglia che stringe un dente, simbolo del suo martirio. [a fianco: Francisco di Zurbarán, olio su tela del 1636 ca., Parigi, Museo del Louvre]
Fu poi trascinata presso un gran fuoco e fu minacciata di esservi
gettata ancora viva se non avesse pronunciato parole sacrileghe contro Dio. Lei, temendo forse che altri supplizi
avrebbero potuto indebolire la sua volontà, sfuggì ai suoi aguzzini e si gettò essa stessa nel fuoco.
Era la fine dell'anno 248 o forse l'inizio del 249.
Il gesto di Apollonia di gettarsi nel fuoco, pur di non commettere un peccato grave
come la bestemmia, suscitò fra i cristiani ed i pagani di allora, una grande ammirazione e nei secoli successivi fu oggetto di considerazione.
Guido Reni: Martirio di S. Apollonia, XVII sec., gall. Richard L. Feigen, New
York
Eusebio e Dionigi non accennano a nessun rimprovero per il suo gesto considerato un suicidio;
quella sarebbe stata comunque la sua fine se non avesse abiurato la Fede.
Anche Sant'Agostino nella sua De civitate Dei, si pone delle domande sul problema se è lecito darsi volontariamente la morte per non rinnegare la fede, purtuttavia non assume una decisa posizione sull’argomento; del resto
esistono altri casi simili anche se non molto numerosi.
Il culto per la martire di Alessandria si diffuse sin dal primo Medioevo, prima in Oriente e poi da noi, considerandola protettrice dei denti contro le relative malattie (e poi dei dentisti e odontotecnici); da subito la festa fu celebrata il 9 febbraio. Sorsero anche chiese a lei dedicate e si "moltiplicarono" i suoi denti, venerati come reliquie; il fatto è che questi erano così numerosi che papa Pio VI (1775-1799), molto attento a questo
genere di cose, li fece raccogliere e gettare nel Tevere. Malgrado ciò ve ne sono ancora molti (forse "troppi") oggetto di venerazione.
Sant'Apollonia è - fra l'altro - compatrona di Catania e Asso e patrona di Ariccia, Bellaria-Igea Marina, Cantù, Camponogara, Cuccaro Monferrato e di Patrignone (AP).
Il culto della Santa risale a tempi antichi (del resto abbiamo visto che il suo martirio risale a circa millesettecentosettantacinque anni fa); la si invoca per tutti i malanni dei denti e infatti l'iconografia ce la propone normalmente mentre impugna una tenaglia che stringe un dente (oppure mentre subisce il martirio dei denti).
Naturalmente anche i dentisti e odontotecnici la considerano loro patrona, tanto che diversi istituti professionali sono a lei intitolati. E in Austria un francobollo emesso in occasione di un congresso dentistico mondiale che rappresenta? Ma Sant'Apollonia, che diamine! (con tanto di pinza che stringe un dente).
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gennaio 2011 (pag. 3011) |
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