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San Giovanni Battista
"il Precursore"
Profeta e martire
ricorrenze: 24 giugno e 29 agosto
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Faccenda speciale già con il titolo di questa pagina, dove sono indicate due date per
ricordare San Giovanni Battista. Il 29 agosto corrisponde alla data della morte, ovvero "nascita per il Cielo", solitamente adottata per celebrare i Santi; il 24 giugno si riferisce alla sua nascita terrena, cosa che non avviene per nessun altro Santo, ed è quest'ultima che viene ricordata con solennità dalla Chiesa, dimostrazione della considerazione che la Chiesa gli riserva. E sono moltissimi i luoghi e le Diocesi delle quali è patrono e dove la festa assume connotati
importanti, sacri e profani.
Giovanni Battista è il santo più raffigurato nell’arte sacra, solitamente rivestito da una pelle d’animale e con un bastone che termina a forma di croce. Talvolta viene raffigurato bambino, che gioca con Gesù, coetaneo, ma sempre rivestito con la pelle di pecora. Il tutto a testimonianza della grande attenzione sempre suscitata da quello che Cristo aveva definito "il più grande tra i nati da donna".
La
grande considerazione nella gente è testimoniata anche dalla grande diffusione del suo
nome, pure nella versione femminile; per non parlare dei ventiquattro Papi (più l'antipapa sortito dal
Concilio di Pisa nel 1410, ma senza Giovanni XX, mai esistito, il cui
"numero" è dovuto solo ad un errore). Vero è che già alla sua epoca il suo nome era discretamente in uso (fra gli stessi Apostoli vi era
anche quello che è diventato noto come Evangelista) perché nella dizione ebraica
Iehóhanan significava "Dio è propizio".
(a sinistra: Jacques Stella, Battesimo di Gesù (XVII sec), Parigi, chiesa di Saint-Louis-en-l'île, Parigi)
Giovanni fu l'ultimo profeta del Vecchio Testamento e il primo degli Apostoli. A parlarci di lui sono gli evangelisti; suo padre Zaccaria era Sacerdote del Tempio e anche sua madre Elisabetta era di famiglia sacerdotale, discendente da Aronne (entrambi santi, tradizionalmente ricordati il 23 settembre, pur se non sono evidenziati nel calendario della Chiesa).
Zaccaria ed Elisabetta erano ormai anziani e senza figli quando a lui, mentre stava officiando al Tempio, comparve l'arcangelo Gabriele che lo avvisò che sua moglie gli avrebbe finalmente dato un figlio che avrebbe dovuto avere il nome di Giovanni;
l'arcangelo disse anche che "molti si rallegreranno della sua nascita, poiché sarà grande davanti al Signore" per le sue grandi virtù.
Elisabetta, da sempre sterile e ormai vecchia, concepì davvero un figlio, fra la meraviglia di tutti. Quando fu al sesto mese ricevette la visita della cugina Maria alla quale l'Arcangelo Gabriele aveva annunciato la maternità del Cristo e l'aveva invitata a far visita ad Elisabetta.
Ghirlandaio (Domenico Bigordi): Zaccaria, diventato muto, scrive il nome da imporre al figlio
Firenze, Basilica di Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni L'incontro viene ricordato dalla Chiesa con la festa liturgica della Visitazione il 31 maggio, ultimo giorno del Mese Mariano, ma in passato fu al 2 luglio, giorno dell'imposizione del nome al figlio di Elisabetta perché Maria aveva protratto la sua visita fino a quel giorno;
non è che le due cugine fossero vicine di casa, infatti Maria da Nazareth in Galilea aveva dovuto raggiungere Ain-Karem presso Gerusalemme in Giudea, attraversando (o più probabilmente aggirando) tutta la Samaria, si dice al seguito di una carovana di pellegrini.
All'incontro con la cugina, Maria declamò il bellissimo cantico del Magnificat, espressione "dell'amore gioioso che canta e loda l'amato" (San Bernardino da Siena): "La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito...".
Il saluto che Elisabetta aveva rivolto a Maria ci viene raccontato da Luca: "Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo." (Lc 1,44)
Quando Giovanni nacque, il padre Zaccaria riacquistò la voce che aveva perduto all'annuncio dell'Arcangelo; dell'infanzia
di Giovanni si sa pochino, cioè nulla, fino a quando si ritirò per una vita ascetica nel deserto dove si nutriva di locuste e miele selvatico, coperto da un vestito di peli di cammello con cintura di pelle, fino all'età di 28 o 29 anni, quando lungo il fiume Giordano iniziò la sua missione annunciando l'avvento del Messia, ormai prossimo.
Giovanni era "più vecchio" di soli sei mesi rispetto a Gesù che iniziò a predicare a trent'anni.
Veniva gente da tutta la Giudea ad ascoltare quello che era considerato un Profeta; lui in segno di purificazione immergeva nelle acque del
fiume Giordano quelli che seguivano le sue parole, ciò che gli comportò il nome di Battista.
Riti di purificazione con immersione nell'acqua erano già presenti nell'antichità in talune culture; del resto il vocabolo battesimo deriva da un vocabolo greco la cui radice significa giustappunto immergere nell'acqua.
Ghirlandaio (Domenico Bigordi): Predicazione nel deserto - affresco (1485-90)
Firenze, Basilica di Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni A chi pensava che fosse lui stesso il Messia, rispondeva "Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma
Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali". Consolava anche i (malvisti) soldati di Erode Antipa, re della Galilea "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno e contentatevi delle vostre paghe".
A Gesù, che un giorno andò da lui chiedendo di essere battezzato: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?" e Gesù "Lascia fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia". Sicché Giovanni battezzò Gesù e vide scendere lo Spirito Santo su di Lui come una colomba, mentre una voce diceva "Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto".
Giovanni aveva predicato senza peli sulla lingua, come si direbbe oggi, e gli era accaduto di prendersela anche con re Erode Antipa, per via che questi aveva sposato Erodiade, moglie divorziata del suo fratellastro Erode Filippo (faccenda vietata dalla legge) dal quale aveva avuto la figlia Salomè (nome che ci viene riportato dalla tradizione).
Erode Antipa era figlio di Erode il Grande, quello della "strage degli Innocenti".
All'inimicizia dei Sacerdoti nei confronti di Giovanni (per via dei battesimi che questi amministrava) si aggiunse quella più pericolosa di Erodiade che riuscì infatti a far incarcerare Giovanni nella fortezza di Macheronte, vicina al Mar Morto. La donna avrebbe voluto che Giovanni fosse ucciso, ma il marito temeva le prediche di Giovanni che in fondo considerava uomo giusto.
Accadde però che la giovane Salomè durante una festa eseguisse una speciale danza che piacque talmente ad Erode che questi le promise pubblicamente il premio che avesse voluto. Istigata dalla madre, Salomè non ebbe dubbi e chiese la testa del Battista su un piatto d'argento. Pur contrariato, Erode si ritenne costretto a mantenere la promessa. (a sinistra: "Danza di Salomè", tela dipinta da Gian Battista Carlone nella chiesa di San Giovanni Battista a Chiavari).
I discepoli ne recuperarono il corpo privo del capo e gli dettero sepoltura a Sebaste, in Samaria. Ma la storia delle reliquie si complica con profanazione del sepolcro, asserite distruzioni, recuperi, conservazione di parti in svariati luoghi, il tutto documentato fino ad un certo punto, o, diciamo pure, affidato alla tradizione che vuole, soprattutto nel periodo delle Crociate, una gran corsa alla "conquista" di reliquie da portare in Occidente. Ciò premesso aggiungiamo che nella Cattedrale di Genova (intitolata a San Lorenzo) secondo le suddette tradizioni viene conservato il piatto che avrebbe accolto la testa di Giovanni, nonché le sue ceneri.
A sinistra: il piatto nel quale, secondo la tradizione, sarebbe stata posta la testa del Battista. È di calcedonio, un tipo di quarzo
usato per suppellettili in epoca romana e che assume colorazioni molto diverse se attraversato dalla luce. Le decorazioni risalgono al XV secolo quando
in Francia (portato dai Crociati?) furono anche riuniti i due pezzi del
piatto che si era rotto.
Al centro: Guido Reni, Erodiade con la testa di san Giovanni Battista, olio su tela (1638/39), Rio de Janeiro, Museu Nacional de Belas Artes A destra: un particolare della grande arca con la quale il 24 giugno le ceneri del Battista vengono portate con una "importante" e sentita processione fino al porto dove l'Arcivescovo impartisce la benedizione al mare e alla città; la foto rappresenta un particolare dell'arca con la presentazione della testa di Giovanni alla corte di Erode Antipa. Il piatto e l'arca (con raffigurate altre scene della vita del Battista) sono conservati nel Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo, a Genova. Le ceneri del Battista sono a Genova da novecentoventicinque anni, portate da certi Genovesi reduci da una spedizione in Terra Santa del 1099 (anno della presa di Gerusalemme da parte dei Crociati).
La testa è conservata nella chiesa romana di San Silvestro in Capite (presso piazza Colonna e Palazzo Chigi), che deve il suo nome proprio alla presenza della reliquia
(in latino: caput = testa), però priva della mandibola, custodita nella Cattedrale di San Lorenzo a Viterbo. Ma
esiste una reliquia anche in un'alcova della Cattedrale di Amiens, in Francia.
(v. a destra)
Forse c'è qualche imprecisione, qualche cosa non dimostrata, ma certo è dimostrato il grande culto che ha sempre accompagnato questo Santo, precursore e battezzatore di Cristo, ultimo dei grandi profeti d’Israele, primo testimone-apostolo di Gesù, eremita, predicatore e trascinatore di folle, istitutore di un Battesimo di perdono dei peccati, martire per la difesa della legge giudaica. In taluni luoghi la principale celebrazione del Santo è il 29 agosto, in corrispondenza della sua morte, chiamato allora San Giovanni Decollato.
Ma "solennità" resta la Natività di San Giovanni Battista celebrata
il 24 giugno fin dal tempo di Sant'Agostino (354-430); per questa data si usò il criterio
che essendo la nascita di Gesù fissata al 25 dicembre, quella di Giovanni doveva essere celebrata sei mesi prima, secondo quanto aveva annunciato l’arcangelo Gabriele a Maria.
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agosto 2019 (pag. 3021) |
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gr. 3716 |