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Santa Teresa di Calcutta
(Agnes Gonxha Bojaxiu)
religiosa
- memoria: 5 settembre -
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L'uomo è irragionevole, egocentrico:
non importa, amalo! Se fai il bene ti attribuiranno secondi fini egoistici:
non importa, fa' il bene! Se realizzi i tuoi obiettivi troverai falsi amici e veri nemici:
non importa, realizzali! Il bene che fai verrà domani dimenticato:
non importa, fa' il bene! L'onestà e la sincerità ti rendono in qualche modo vulnerabile:
non importa, sii sempre e comunque franco e onesto! Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo:
non importa, costruisci! Se aiuti la gente, se ne risentirà:
non importa, aiutala! Dai al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci:
non importa, continua! Madre Teresa
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Quella che noi conosciamo come Madre Teresa di Calcutta nacque il 26 agosto 1910 a Skopje (nell'odierna Macedonia)
ultima dei cinque figli di una famiglia albanese; lei si chiamava Agnes Gonxha Bojaxhiu
(pron. Àg-nes Góngia Bogiagìu, più o meno).
I suoi genitori, Nikola e Drane Bojaxhiu erano di religione cattolica e la formazione di Agnes Gonxha fu
molto influenzata anche per via dell'impegno che ebbe nella Parrocchia gesuita del Sacro Cuore.
Quando nacque Agnes, Skopje faceva parte dell'Impero
Ottomano, ma già nel 1912 divenne parte del Regno dei Serbi (precursore
della Jugoslavia), poi del Regno di Bulgaria; dopo la 2ª guerra mondiale
(1945) fu compresa nella Jugoslavia, fino all'indipendenza della
Macedonia (1991) della quale è capitale. Skopje è gemellata con la
città italiana di Lecce (fra le altre) e Calcutta con Napoli (e anche con
Long Beach).
Già a 18 anni - spinta dal desiderio di diventare missionaria
- Agnes lasciò la sua casa per l’Istituto della Beata Vergine Maria ovvero "le Suore di Loreto"
(in Irlanda) e da qui un anno dopo partì per l'India (a quel tempo
colonia britannica) dove arrivò il 6 gennaio 1929, ancora novizia.
Con i primi voti, pronunciati nel 1931, prese il nome di suor Maria Teresa del Bambin Gesù, scelto per la sua devozione alla omonima santa di Lisieux,
in Francia; per una quindicina di anni fu insegnante di storia e di geografia
nella scuola per ragazze St Mary delle suore di Loreto a Entally, nella zona
orientale di Calcutta (dal 2001: Kolkata). Fece la professione dei voti perpetui il 24 maggio 1937; da allora fu sempre chiamata Madre Teresa, e continuò ad insegnare nella scuola per ragazze della quale nel 1944 diventò direttrice.
Lei amava definisrsi matita di Dio: "sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro. È lui che pensa. È Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata"
Ed arrivò la sera del 10 settembre 1946. Madre Teresa stava viaggiando in treno diretta a Darjeeling per il ritiro annuale quando si racconta che una frase prese a martellarle la testa: "Ho sete", il grido dolente di Gesù sulla croce. Così per tutto il viaggio e Teresa comprese che quello era l'invito a lasciare la sua sistemazione per attendere ai "più poveri dei poveri", gli emarginati che stentavano la loro miserrima vita nelle vie di Calcutta.
"I thirst" (ho sete) ora è scritto in ogni cappella delle case della Congregazione sparse per il mondo.
Suor Teresa lasciò il convento di Entally con solo cinque rupie e il sari bianco
bordato di azzurro, dando avvio alla sua nuova missione. Era il 17 agosto 1948;
il giorno prima aveva ricevuto da Roma l'autorizzazione a lasciare il
convento, a firma di papa Pio XII.
Da quelle parti il bianco è il colore del lutto; il sari
bianco è l'abito tradizionale delle donne indiane rimaste prive di
marito, cioè prive del sostentamento; Madre Teresa lo adotterà per la sua
Congregazione, con l'aggiunta di bordi azzurri in onore della Madonna e a
ricordo dei voti aggiungerà un piccolo Crocifisso su una spalla.
Per prima cosa fece un corso presso le Suore Mediche Missionarie a Patna, dopodiché rientrò a Calcutta e trovò un alloggio temporaneo presso le Piccole Sorelle dei Poveri; il 21 dicembre andò per la prima volta nei sobborghi ad assistere gli "ultimi".
Dopo alcuni mesi alcune ex allieve si unirono a lei e già il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione delle Missionarie della Carità ottenne l'approvazione dell'Arcidiocesi di Calcutta. Quel giorno è la festa della Beata Vergine del Rosario e forse non è un caso, dal momento che la nuova famiglia è dedicata proprio alla Madonna tanto che nel primo capitolo delle Costituzioni si legge "La nostra Società è dedicata al Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra Gioia e Regina del Mondo, perché è nata su Sua richiesta e grazie alla Sua continua intercessione si è sviluppata e continua a crescere". E in tutti i dieci capitoli delle Costituzioni vi sono citazioni dei Vangeli riferiti alla Madonna, definita "prima Missionaria della Carità" quando corse accanto all'anziana cugina Elisabetta rimasta incinta in tarda età (la "Visitazione").
Ai consueti voti di povertà, castità e obbedienza, le Missionarie della Carità aggiungono quello di "gratuito servizio ai più poveri tra i poveri", riconoscendo in Maria l’icona del servizio reso di tutto cuore, della più autentica carità.
Dal 1960 Madre Teresa iniziò ad inviare alcune consorelle in varie parti dell'India; Paolo VI la incoraggiò ad "aprire" in Venezuela, a Roma,
in Tanzania, e poi un po' dappertutto, compresa la maggior parte dei Paesi comunisti.
Lei soleva definirsi "la piccola matita di Dio" intendendo che, quando fosse diventata mozzicone ormai inutile, Dio l'avrebbe buttata e avrebbe affidato ad altri la sua missione. Donnina minuta e in apparenza fragile ha lasciato in tutti quelli che ha incontrato un ricordo indelebile, anche con il semplice suo sguardo e con il suo immancabile sorriso dai quali emanava forza e dolcezza al tempo stesso.
Madre Teresa è morta a Calcutta la sera del 5 settembre 1997 all'età di 87 anni ed è sepolta presso la Casa Madre della Congregazione da lei fondata. Già il 26 luglio 1999
fu aperto il processo di beatificazione, per concessione di Giovanni Paolo II (deroga ai cinque anni dalla morte richiesti dalla procedura)
e
la proclamazione è avvenuta il 19 ottobre 2003. Madre Teresa è stata poi canonizzata da papa Francesco il 4 settembre 2016.
In vita aveva ricevuto molti riconoscimenti per la sua opera, fra i quali ricordiamo il Premio Nobel per la pace,
nel 1979.
Con il Presidente italiano Sandro Perdini e con il Presidente statunitense Ronald Reagan.
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Le case della Congregazione sono circa 600 sparse per il mondo, con circa 5000 "figli spirituali" di Madre Teresa, e comprendono anche un ramo maschile, pur se poco noto; servono "i più poveri tra i poveri" in orfanotrofi, lebbrosari e case di accoglienza (a questi si aggiungono molti volontari laici). A loro Madre Teresa era solita dire "Quando sarò morta potrò aiutarvi di più".
Darjeeling è una città posta a 2000 metri di altitudine sui monti Shivalik, alle falde dell'Himalaya, che ora conta circa 100mila abitanti; valorizzata ai tempi dell'Impero Britannico per la sua posizione e il suo clima (e le piantagioni di tè), è ancora un luogo di villeggiatura delle classi che se lo possono permettere. Ai tempi degli Inglesi vi nacquero anche molte buone scuole fra le quali il Loreto Convent, che esiste ancora, affiliato all'Università del Nord Bengala. La ferrovia che sale lassù è diventata un'attrattiva turistica e per le sue caratteristiche è stata dichiarata Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO
Il Loreto Convent di Darjeeling com'era "anni fa"
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Preghiera della tradizione francescana che piaceva tanto a Madre Teresa che la proponeva spesso anche agli altri. La recitò anche quando le fu assegnato il Premio Nobel.
A Pristina, capitale del Kossovo, è stata costruita una nuova Cattedrale, intitolata a Madre Teresa, consacrata il 5 settembre 2017 (progetto dell'architetto romano Livio Sterlicchio).
Immagini accanto al titolo: stendardo esposto in piazza San Pietro in occasione della canonizzazione e statua della Santa nella cattedrale di Pristina.
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In occasione della canonizzazione di Madre Teresa, Antonella Palermo della Radio Vaticana ha intervistato Suor Mary Prema, terza Superiora generale delle Missionarie della carità, dopo Madre Teresa e Suor Nirmala:
R. - La Canonizzazione della nostra Madre è per noi un grande onore. Ci dà l’opportunità di guardare alla sua vita più da vicino, al suo lavoro e alla grande attenzione data agli altri, ma anche di guardare alle nostre di vite. Questo è davvero un momento di esame delle coscienze per vedere più profondamente come viviamo la vocazione che abbiamo ricevuto come Missionarie della Carità e, soprattuto, la nostra unione con Dio nella preghiera e la nostra unione con Gesù nei più poveri.
D. - Madre Teresa è stata insignita del Nobel per la Pace nel 1979. In un mondo che continua ad essere disseminato di focolai di guerre, come rievocare il valore di quel riconoscimento per l’oggi?
R. - Il riconoscimento del Nobel per la pace le è stato assegnato per gli sforzi nel creare l’unione di tutti i popoli, come figli di un unico Padre Celeste. Questo è un tema di grande attualità. La pace è il desiderio di ciascuno ma è il risultato del perdono e dell’impegno nell’ascolto delle persone, per poterle capire. Non bisogna sempre pretendere di essere nel giusto.
D. - Secondo lei, la Chiesa di oggi è quella che Madre Teresa desiderava?
R. - La Madre non usava il suo tempo per porre richieste del tipo: la Chiesa dovrebbe o non dovrebbe essere così…. La Madre non analizzava, ma impiegava il suo tempo a trasmettere la sua responsabilità, prendendo Gesù sul serio. La Madre diceva: “La Chiesa siamo tu ed io. Se vuoi che la Chiesa sia Santa, è tuo dovere e mio essere santi”. Lei l’ha vissuta così.
D. - Madre Teresa è diventata una sorta di ‘santino’?
R. - Noi abbiamo vissuto con lei e l’abbiamo conosciuta. Venerare la sua immagine senza cercarne un modello da imitare sarebbe ingiusto. La Madre è la vita ed è rimasta con noi. Lei prega per noi. È stata attiva nella vita di molti; ho visto questo in particolare nella sua casa a Calcutta dove le spoglie della Madre sono visitate da migliaia e migliaia di pellegrini, povera gente. Pregano e la madre ascolta le loro preghiere. E se ne tornano con la pace nel cuore, con la fiducia e la speranza che la vita possa essere migliore. La Madre non è un santino! La madre è viva, operosa, ovunque. Noi abbiamo bisogno di lei, dei suoi insegnamenti, della sua intercessione.
D. - Lei è stata capace di parlare forte e chiaro con i leader politici di ogni livello…
R. - La Madre non andava in giro a predicare o insegnare alle altre persone cosa dovessero fare. Quando lei parlava, lo faceva dalla chiarezza del suo cuore. Non importava con chi parlasse, il suo parlare era comunque con convinzione sui valori della vita: la spiritualità, la preghiera, la famiglia dove, a volte, le relazioni vanno sostenute dall’accettazione della sofferenza e dal perdono. Il valore della vita religiosa come continuazione della vita di Gesù. Lei portava con sé i valori dei più poveri tra i poveri, che sono persone grandi perché ci insegnano molto, ci insegnano ad accettare ciò che la vita ci offre. La Madre non ha mai fatto un passo indietro nel difendere la dignità delle persone.
D. - Ancora fissa nel cuore e nella mente l’immagine delle quattro vostre consorelle massacrate lo scorso marzo in Yemen da un commando di uomini armati. “Martiri dell’indifferenza”, commentò il Papa. Guardando alle persecuzioni delle minoranze religiose tuttora in atto in varie parti del mondo, la speranza che un martirio del genere possa servire a qualcosa rischia di essere delusa…
R. - Se guardiamo con gli occhi del mondo alla morte delle consorelle, è uno spreco di giovani vite. Se guardiamo con gli occhi della fede è un grande privilegio dare la propria vita per coloro che stiamo servendo. Le persecuzioni sono state parte della cristianità fin dalle origini. Le persecuzioni sono necessarie perché arrivi il meglio dalla nostra vocazione. Le nostre suore liberamente e consapevolmente sono rimaste a servizio dei malati di Aden, in Yemen. È un grande dolore, ma allo stesso tempo un grande onore sapere che loro hanno raggiunto lo scopo della loro vocazione, che è l’unione con Dio, amando Gesù come Egli ci ha amato, perdonando quelli che non sanno cosa fanno.
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agosto 2019 (pag. 3026) |
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