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Santa Cecilia
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Santa Cecilia
vergine e martire
- memoria: 22 novembre -
ieri era il 1794° anniversario della morte della Santa
(forse)

 

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23 novembre, sabato, h. 18 - In entrambe le chiese parrocchiali la Santa Messa delle 18 è animata dalle "bande", oltre che dalle corali.
È sempre difficile raccontare della vita dei santi vissuti nei primi secoli del Cristianesimo, difficile per la quasi totale mancanza di documenti ufficiali che ce ne riportino cronache. Occorre necessariamente affidarsi alla tradizione che tuttavia in presenza di Santa Cecilia è talmente forte da poter esser considerata quasi alla stregua di un documento ufficiale; infatti la santa dei musicisti è passata indenne - se così si può dire - dalla revisione del calendario universale della Chiesa che nel 1969 aveva cancellato molti nomi o li aveva posti in posizione di minore rilevanza.
La revisione aveva "colpito" molti nomi non tanto perché si poté affermare che certi santi non siano proprio esistiti, ma perché la loro esistenza non è apparsa suffragata da vere prove storiche consistenti e convincenti.
Di documentato - e di antico - c'è il "titolo" della Basilica romana di Santa Cecilia in Trastevere che di sicuro esisteva già mille­settecento­undici annifa quando (anno 313) l'imperatore Costantino sancì il libero culto (con il c.d. editto di Milano); la Santa vi era festeggiata già nell'anno 545 (mille­quattrocento­settanta­nove anni fa).
A fianco del titolo la Basilica come si presenta oggi.
Dimostrazione di quale fosse l'importanza di Cecilia nel suo tempo ci viene dalla sua sepoltura vicino alla cosiddetta Cripta dei Papi nelle Catacombe di San Callisto; una collocazione di assoluto riguardo.
I papi citati dalle scritte delle lapidi della cripta sono: Ponziano (morto esule in Sardegna), Antérote (papa per soli 43 giorni, tutti trascorsi in carcere), Fabiano, Lucio I (papa per otto mesi quasi tutti in esilio a Civitavecchia), Sisto II (quello di San Lorenzo) e Eutichiano (l'ultimo sepolto qui); tutti Santi.
Le Catacombe di San Callisto sono un complesso di una ventina di chilometri di gallerie in un'area di una quindicina di ettari presso la via Appia antica, a sud di Roma.
Fu papa Pasquale I, devoto alla Santa, che nell'anno 821 ne fece trasferire il corpo dalle catacombe alla basilica in Trastevere. Molto più tardi, nel 1599, il sarcofago fu aperto nel corso di certi lavori nella chiesa ed il corpo di Cecilia fu trovato in ottimo stato di conservazione. Il cardinale Paolo Emilio Sfrondati, che si stava occupando dei lavori, commissionò allo scultore Stefano Maderno una statua che riproducesse la Santa nella posizione in cui era stata ritrovata; la statua si trova ora sotto l'altare della basilica e una sua copia è collocata nella catacomba nel luogo ove in origine era stato il sarcofago.
   

sopra: la statua del Maderno a Santa Cecilia in Trastevere



a fianco: la Catacomba con la copia della stessa statua, nel luogo ove originariamente era stato posto il sarcofago
Resta da spiegare - ma tutto sommato non è poi così importante - come mai la Santa sia stata considerata protettrice dei musicisti e musicista ella stessa. La spiegazione starebbe nell'interpretazione - peraltro controversa - di un antico testo secondo il quale "Mentre suonavano gli strumenti, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa" intendendo con ciò che gli strumenti dei quali si parla fossero gli strumenti musicali che suonavano alla sua festa di nozze.
La tradizione vuole Cecilia forzata sposa di un nobile romano di nome Valeriano, al quale però lei avrebbe subito comunicato il suo voto di verginità, convertendo al Cristianesimo lui e il fratello di lui, Tiburzio.
Più accreditata la tesi secondo la quale non degli strumenti musicali si sia trattato bensì degli strumenti delle torture cui Cecilia fu sottoposta prima di essere decapitata. Ma taluno vuole sostenere l'ipotesi che Cecilia cantasse accompagnandosi con un piccolo organo ed è - questo - un punto ripreso dal mondo dell'arte, infatti Santa Cecilia è stata rappresentata spesso con un organo portativo.
La sua memoria resta fissata al 22 novembre, come nei tempi andati.

Innumerevoli sono le bande, orchestre, cori, scuole intitolate alla "Santa della musica". Per tutti basti ricordare l'Accademia di Santa Cecilia, in Roma. Più vicino a noi abbiamo spesso la visita del Corpo Bandistico "Santa Cecilia" di Lissone, con i suoi concerti a San Pietro all'Olmo assieme alla banda locale.
Poco noto ma importante fu il Movimento Ceciliano, fiorito nel XIX secolo in Italia, Francia e Germania che attuò una vera e propria riforma nell'ambito della Chiesa Cattolica suggerendo composizioni sobrie per sollecitare la partecipazione dell'assemblea dei fedeli nella liturgia attraverso il canto; ebbe il pieno sostegno di papa Pio X (Sarto, poi anche santo) che addirittura il 22 novembre 1903, nella ricorrenza della Santa, emanò il motu proprio "Inter Sollicitudines" per sollecitare tutta la Chiesa in quella direzione. [vedi il testo (sito Vaticano) ]
E dobbiamo pur fare un cenno alla nota Missa Sanctae Ceciliae di Joseph Haydn, alla Messa di Alessandro Scarlatti, alla Messe Solennelle de Sainte Cécile di Charles Gounod e ad Hail, bright Cecilia! di Henry Purcell.
Il mondo dell'arte è stato coinvolto da questa Santa non solo per la musica. Sono molti i pittori che l'hanno raffigurata, quasi sempre con strumenti musicali. A destra: Estasi di Santa Cecilia, olio di Raffaello Sanzio (XVI secolo, Bologna, Pinacoteca Nazionale). Lo strumento che tiene in mano è un organo portativo.
L’organo portativo, chiamato anche organetto o ninfale, è un organo di piccole dimensioni, anche se strutturalmente analogo agli strumenti più grandi che ci sono familiari. Ebbe la sua massima diffusione nei secoli XIII-XV in Europa, dove veniva impiegato per l’insegnamento o per piccoli accompagnamenti; si suonava con una mano sola (l'altra serviva per azionare il mantice che soffiava l'aria nelle canne). Il fatto che all'epoca di Santa Cecilia ancora questo strumento non esistesse poco importa: gli artisti sono soliti - come in questo caso - rappresentare i personaggi ritratti con abbigliamenti e accessori della propria epoca.
Ancora più "al passo con i suoi tempi" questo quadro di Domenico Zampieri detto il Domenichino con il suo Santa Cecilia e un Angelo, (Parigi, Museo del Louvre); al tipico abbigliamento dell'epoca dell'autore (siamo nel 1617) si aggiunge il violoncello (strumento anch'esso del XVII secolo).
Quella del Louvre non è l'unica opera del Domenichino su Santa Cecilia; nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma, si trova un affresco "Storie di Santa Cecilia" e un quadro anche nel palazzo Pallavicini Rospigliosi, sul colle del Quirinale.
Non fa eccezione neppure questo Santa Cecilia di Bernardo Strozzi detto il Cappuccino o il Prete genovese, religioso e uno dei più importanti pittori del barocco italiano (Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza).
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novembre 2010  (pag. 3018) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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