Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
San Mauro

 
San Mauro abate
compatrono della Parrocchia
di Cornaredo
- memoria: 15 gennaio -
 


 

l'altare di San Mauro nella nostra chiesa

A San Mauro è dedicato l'altare sul lato destro della chiesa parrocchiale di Cornaredo, di fronte a quello dedicato alla Madonna.

Il Santo è raffigurato con mitria, pastorale e croce pettorale simili a quelli vescovili, privilegio di taluni Abati.
San Mauro con il muratore

Non è che di San Mauro possiamo saperne molto per via che all'epoca - siamo nel VI Secolo - non c'erano gli strumenti che ci sono ora, né era costume tenere traccia di quanto accadeva. Tanto per cominciare non conosciamo per certo né la data di nascita (che però la tradizione fissa al 12 marzo 512 - oltre mille­cinquecento­dodici anni fa) né quella della morte.
Di lui parla abbastanza papa Gregorio I Magno (quasi coevo) nei suoi Dialoghi e gli attribuisce gesta prodigiose. L'episodio forse più noto si riferisce a quando su ordine di San Benedetto (che aveva avuto una visione) salvò l'amico Placido caduto in un lago; dopo aver tratto Placido in salvo, Mauro si rese conto di averlo raggiunto camminando sull’acqua.
Dialoghi è un libro basato sostanzialmente sulla narrazione della vita di alcuni santi e destinato ad essere modello per opere analoghe successive.
Mauro salva Placido camminando sull'acqua
Mauro salva Placido; affresco della Basilica Santa Maria dei Miracoli, Andria (Puglia)
affiorato nel corso di lavori di restauro di fine '900
Mauro e Placido erano figli di patrizi romani ed erano stati affidati per l'educazione a San Benedetto quando erano ancora giovanissimi. Mauro divenne allievo prediletto di Benedetto nel monastero di Subiaco (valle del fiume Aniene) tanto che quando quest'ultimo si trasferì a Montecassino lasciò Mauro come abate a Subiaco (attorno all'anno 529).
L'episodio non è documentato, e ancor meno documentati sono i successivi trascorsi "francesi" di San Mauro come ce li racconta l'abate Odone di Glanfeuil nella biografia scritta nell'anno 863; Odone ci dice di aver riscritto un racconto "di prima mano" lasciato da tale Fausto da Montecassino, monaco benedettino che avrebbe accompagnato Mauro nella valle della Loira. Mauro vi era stato inviato da San Benedetto, su preghiera del vescovo di Le Mans, Bertrando.
Odone attribuisce a San Mauro numerose guarigioni miracolose, fra le quali quella del vescovo di Vercelli che era caduto da una torre; Mauro si trovava da quelle parti perché stava rientrando dalla Francia. Ma si racconta anche che sanò un domestico caduto da cavallo, ridiede la vista a un cieco e la vita ad un giovane.
affresco nell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, ad Asciano     affresco nell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, ad Asciano
A sinistra: "Come Benedetto riceve li due giovanetti romani Mauro e Placido"
affresco (1505ca.) di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma
a destra: "Come Benedetto manda Mauro in Francia e Placido in Sicilia"
affresco (1540) di Bartolomeo Meroni detto il Riccio
entrambi nell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, ad Asciano, nel Senese.
Proprio a Glanfeuil il Santo avrebbe portato la regola benedettina fondando il primo monastero benedettino in Gallia e dando poi vita a numerose comunità monastiche in quella regione. Nulla di ciò è documentato, ripetiamo; tuttavia il villaggio di Glanfeuil cambiò nome in Saint-Maur-sur-Loire e "quei" Benedettini venivano chiamati "maurini". La fine della loro congregazione fu nel 1792 quando in piena rivoluzione francese venne ucciso l’ultimo Abate Generale dei maurini, Ambroise-Augustin Chevreux, assieme ad una quarantina di confratelli, tutti poi beatificati nel 1921 da papa Pio XI.
Saint-Maur-sur-Loire è un piccolo villaggio sulla riva sinistra della Loira, una ventina di chilometri a valle di Saumur.
Abbazia di Saint-Maur-sur-Loire  Croce di San Mauro
L'Abbazia di Saint-Maur-sur-Loire e la particolarissima Croce di San Mauro presente al suo interno e utilizzata quale simbolo del viaggio di Giovanni Paolo II a Lione (ottobre 1986).

San Mauro è patrono - fra l'altro - di Acicastello, Gessate, Sarnico, Cesena, Casoria, Cavarzere, Canterano, San Mauro La Bruca (ma non di San Mauro Pascoli - ex "di Romagna" - che invece ha San Crispino).
In quel di Nuoro verso fine maggio una vivace sagra di alcuni giorni ricorda il Santo che "ad abundantiam" viene celebrato anche il 15 gennaio e il martedì dopo Pasqua. Centro delle celebrazioni è il santuario campestre di Sorgono, sulle pendici del monte Lisai, attorno al quale sorgono alcune "muristenes" (o "cumbessias"), piccoli alloggi anticamente per monaci e successivamente destinati ai "novenanti", cioè ai pellegrini giunti da lontano; fino a qualche tempo fa questi davano vita a "novene" in onore di San Mauro. Un rude "palio" equestre ha preso il posto di veri mercati di bestiame.
fercolo di Aci Castello
Ad Aci Castello per la festa del Santo, molto complessa e articolata, si utilizza uno dei più bei fercoli della tradizione siciliana.
Il fercolo è una "macchina" che viene utilizzata per portare in processione simulacri sacri. Il termine deriva dal verbo latino fero cioè porto (nel senso di trasporto); in Sicilia sono veri oggetti d'arte, spesso realizzati da argentieri e piuttosto grandi.


E Cornaredo? Sull'argomento occorre un accenno alla storia della chiesa.
La vecchia chiesa parrocchiale a metà dell'800 era ormai decisamente malconcia e minacciava di andare in rovina; si parlava addirittura di edificarne una nuova invece di rabberciarla. Naturalmente il problema principale erano i soldi; ne servivano un bel po' mentre il Comune (che vedeva bene la cosa) ne aveva pochini e la Parrocchia non ne aveva proprio.
Sembrò che la soluzione fosse cosa fatta con la promessa di un intervento dello Stato, che all'epoca era il Regno Lombardo-Veneto (parte dell'Impero Austro-Ungarico). Da Milano fu garantita la copertura della spesa seppure non del tutto; Comune e Parrocchia avrebbero dovuto fare la loro parte (con una sorta di ticket antesignano).
Il guaio è che eravamo ormai nel 1858 e prima che si potesse dare corpo ai progetti arrivò la Seconda Guerra di Indipendenza (1859) che cambiò tutto. Tanto per cominciare accadde che una delle tante scaramucce che fecero da corollario alla battaglia di Magenta (4 giugno) ebbe luogo proprio nel centro di Cornaredo, quando un contingente dell'esercito austriaco si asserragliò nella chiesa per resistere ai franco-piemontesi che avanzavano verso Milano. E da quello scontro la struttura della chiesa uscì male
La faccenda è verosimile per via che la chiesa per la sua struttura ben si prestava ad una difesa. Corre tuttavia l'obbligo di sottolineare che l'episodio non è documentato in alcun modo: raccontandolo ci si affida esclusivamente alla tradizione.
La guerra cambiò anche lo Stato; la Lombardia passò dall'austriaco Regno Lombardo-Veneto alla Francia e subito dopo al Regno di Sardegna (armistizio di Villafranca dell'11 luglio e Pace di Zurigo del 10 novembre). Insomma un bel caos durante il quale l'Intendenza di Milano bloccò tutto (26 agosto).
Ovviamente i Cornaredesi si ribellarono e fra il 16 e il 17 ottobre pensarono bene di "occupare" la chiesa e demolire quello che il tempo e (forse) la guerra avevano risparmiato. Fra gli abitanti erano molto numerosi i muratori e i carpentieri; gente del mestiere, insomma, che "lavorò" con scrupolo.
Non sappiamo bene perché, ma sta di fatto che già il 24 ottobre la Regia Intendenza Generale di Milano fece marcia indietro sulla faccenda dei soldi.
I muratori e i carpentieri cornaredesi parteciparono attivamente alla nuova costruzione anche con molto lavoro prestato volontariamente. E san Mauro - protettore dei muratori - è ora compatrono della Parrocchia e nella nuova chiesa a lui è dedicato uno degli altari laterali; ai piedi del suo simulacro posto sopra l'altare c'è - ovviamente - un muratore (anche memoria di un certo miracolo che consentì la guarigione per l'appunto di un muratore infortunato per una brutta caduta).
Il culto di San Mauro era comunque anche precedente, da noi; la reliquia del santo che la Parrocchia custodisce è stata donata nel novembre 1735, come appare dal documento che certifica l'autenticità della particella ex ossibus Sti Mauri Abbatis discipuli Sti Benedicti, documento rilasciato dall'Arcidiacono Giovanni Battista Stampa per conto del card. Benedetto Erba Odescalchi, Arcivescovo di Milano.
autentica della reliquia
teca con la reliquia

Il gruppo scultoreo sull'altare (riprodotto in alto nella pagina) è in gesso e non ne è noto l'autore; di certo si sa che è successivo di qualche decennio rispetto alla costruzione della chiesa.
Potrebbe sembrare strano che l'ignoto artigiano abbia raffigurato il Santo con tanto di mitria, pastorale e croce pettorale che sono proprie dei vescovi, mentre Mauro vescovo non era; ma era abate.
In effetti talune abbazie (fra le quali sia Subiaco sia Montecassino) erano abbazie nullius cioè il territorno circostante ricadeva sotto la giusirdizione dell'Abate, che vi svolgeva le funzioni di "Ordinario" (cioè vescovo) e ne portava le insegne, sia pure di foggia più modesta.
Attualmente non è più così, dopo molti secoli. Da qualche anno (per Subiaco dal 2002) il "territorio" sottoposto all'Abate è circoscritto alla sola chiesa abbaziale, al monastero e alle immediate pertinenze, in applicazione del Motu Proprio Catholica Ecclesia di papa Paolo VI del 23 ottobre 1976 emesso su una indicazione dei Padri Conciliari del Vaticano II.

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gennaio 2014  (pag. 3001) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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gr. 3724