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Santa Rita da Cascia
vedova e religiosa
- memoria: 22 maggio -
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Margherita Lotti ved. Mancini è il nome secolare di una delle sante più venerate non solo in Italia ma anche nell'intero mondo cattolico,
forse per l'umanità della sua storia terrena ma certamente anche per via
del titolo di "santa dei casi impossibili" che spinge molte persone a chiedere il suo aiuto.
Nacque seicentoquarantatre anni fa, nel 1381, a Roccaporena, un paesino a pochi chilometri da Cascia, in
Umbria. I suoi genitori Antonio Lotti (Lottius)
e Amata Ferri si erano sposati in età matura e avevano atteso dodici anni perché la loro unione fosse benedetta dalla nascita della figlia. La tradizione ci racconta che la gravidanza fu annunciata ad Amata da un angelo il quale le aveva anche detto con quale
nome battezzare la figlia che sarebbe nata (battesimo impartito nella chiesa di Santa Maria della Plebe a Cascia, mancando a Roccaporena un Fonte Battesimale).
La data della nascita potrebbe non essere "quella vera",
come per tutte le persone vissute in quei tempi (mica c'era l'Ufficio Anagrafe come abbiamo noi, né i registri parrocchiali; anzi, manco c'erano le Parrocchie, nate dopo il Concilio di Trento); è tuttavia la data "ufficiale" quantomeno perché accettata da papa Leone XIII in occasione della canonizzazione di Rita.
I numerosi fatti prodigiosi della vita di Rita iniziano già nei primi mesi. Si racconta che i genitori presero a portare la neonata con loro in un cestello di vimini mentre lavoravano nei campi; un giorno uno sciame di api circondò la testa
della piccola ma non la punsero, anzi alcune le entrarono nella bocca socchiusa e vi depositarono del miele. Un contadino se ne avvide e fece per cacciare le api con grandi gesti;
l'uomo si era appena ferito
profondamente con la falce ma mentre sbraitava la ferita si rimarginò, facendolo gridare al miracolo.
I genitori di Rita - molto religiosi - crebbero la figlia nella Fede e nell’ubbidienza;
ben presto Rita manifestò apertamente la sua vocazione ad una vita
religiosa, tanto che ogni volta che poteva si ritirava in un piccolo
oratorio fatto costruire in casa, oppure andava a Cascia nel monastero di Santa Maria Maddalena (dove si pensa che si trovasse una suora sua parente).
Si dice che i coniugi Lotti fossero molto stimati nella
loro comunità che li considerava "pacieri" per appianare le molte
controversie locali; una sorta di "giudici di pace" antesignani.
la casa natale com'è ora e la casa "maritale" Secondo l'uso del tempo fu data in sposa a soli sedici anni ad un giovane certamente impetuoso ma probabilmente anche brutale e violento: Paolo Mancini (o Paolo di Ferdinando), comandante della guarnigione di Collegiacone
(un paesino poco lontano). Pur non contenta, Rita dovette cedere alle insistenze dei genitori.
Sopportò con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi, rispondendo sempre con la dolcezza alla violenza riuscendo
anzi, nel corso degli anni, ad influenzare positivamente il carattere ed
i comportamenti del marito, con grande soddisfazione dei compaesani, che male avevano sopportato le angherie
di un tempo. Rita mise al mondo due gemelli, Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, educati secondo i principi che
a lei avevano insegnato i genitori, ma anche purtroppo influenzati dalla cultura di quei luoghi e di quell'epoca che fra l’altro riteneva legittima la vendetta.
Ma i nemici del marito erano rimasti tanti e qualcuno di questi gli tese un'imboscata e lo uccise; per il suo profondo senso religioso Rita perdonò gli assassini e nascose l'accaduto ai figli
- allora quindicenni - perché non
fossero coinvolti in quella che era ormai una faida. La tradizione ci racconta che avrebbe pregato Cristo di prenderseli con sé piuttosto che lasciarli cadere nella tentazione della vendetta macchiandosi le mani di sangue. È leggenda, ma sta di fatto che i figli effettivamente morirono un anno dopo di malattia, lasciandola sola (anche i genitori erano già morti).
Rita si rivolse allora alle Suore Agostiniane del monastero di Santa Maria Maddalena
a Cascia per essere accolta fra loro.
Fu respinta per tre volte, non sappiamo bene perché, ma è lecito supporre
che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida cui si accennava
dianzi.
La questione probabilmente si appianò dopo che Rita ebbe
ottenuto la riconciliazione delle fazioni in lotta, tuttavia per la tradizione l’ingresso di Rita nel convento avvenne grazie ad un altro prodigio: una notte del 1407 Rita, mentre pregava, ebbe la visione dei suoi tre santi protettori, che la trasportarono in volo nel coro del convento dove
poi le suore la trovarono in preghiera. Le porte erano tutte sprangate dall'interno sicché le religiose, convinte dal prodigio, finalmente l’accolsero.
I "protettori" che Rita pregava erano Sant'Agostino, San Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, in realtà non ancora canonizzato (lo sarà nel 1446, l'anno precedente
la morte di Rita).
Nella comunità Rita condusse una vita di esemplare santità, carità, pietà e penitenza desiderando
in particolare di condividere i dolori della Passione di Cristo cui era devotissima;
un giorno, mentre era in contemplazione davanti al Crocifisso, una spina della corona del Cristo andò a conficcarsi profondamente nella
sua fronte, producendole una piaga che poi divenne stabilmente purulenta.
Immagine davanti alla quale secondo tradizione Rita ricevette il "segno" sulla fronte. L'affresco non è databile anche perché assai danneggiato dall'umidità (e forse anche dalle truppe di Napoleone che qui fecero un focolare); la statua in marmo è del 1957. Quella ferita scomparve temporaneamente solo in occasione di un pellegrinaggio a Roma; si racconta che la Madre Superiora non intendesse lasciarla partire con le sorelle proprio per via del disagio che la piaga provocava agli astanti, ma fu convinta
appunto dalla prodigiosa guarigione, pur se provvisoria. La piaga scomparirà poi dopo la morte (ma certi esami "moderni"
sul corpo rivelano le tracce di una
osteomielite, cioè di una "piaga ossea aperta").
Santa Rita che riceve la particolare stimmata sulla fronte è l'immagine più consueta che si dà della Santa Ma il prodigio forse più noto avvenne in prossimità della sua morte, quando era ormai
costretta a letto, debilitata anche dalla molte sofferenze e digiuni. Rita chiese ad una parente che le fosse portata una rosa del suo giardinetto di Roccaporena, solo che si era in inverno e la cosa pareva proprio impossibile; alle sue insistenze tuttavia la parente andò in quel giardinetto ed effettivamente trovò la rosa inspiegabilmente fiorita
in mezzo alla neve e la portò a Rita.
Di qui la tradizione della benedizione e distribuzione delle rose in occasione della festa della Santa.
Morì il 22 maggio 1447; e le campane suonarono da sole, a festa perché annunciavano la sua nascita alla Nuova Vita. Il suo corpo fu deposto in una cassa senza essere sepolto; ora giace in un sarcofago diverso perché la prima cassa andò distrutta in un incendio che però preservò il corpo.
La gente la venerò da subito come "santa", ma la beatificazione giunse solo nel 1627 con papa Urbano VIII (centoottanta anni dopo la morte); per la canonizzazione si dovette attendere
papa Leone XIII e il 24 maggio 1900 (453 anni dalla morte). Alla
intercessione della Santa si attribuiscono numerosi e straordinari
miracoli, tanto da essere chiamata la santa "dell'impossibile".
La festa è fissata al 22 maggio, anniversario della morte.
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A Cascia, presso il convento che l'aveva ospitata per quarant'anni, è sorto un piccolo Santuario intitolato a Santa Rita [a fianco], come lo aveva voluto papa Pio XII. A forma di Croce greca, in esso vengono conservate le spoglie mortali della
Santa
custodite in una preziosa urna di vetro.
La ricorrenza del 22 maggio viene celebrata in moltissimi luoghi; non manca mai la benedizione delle rose, in ricordo del prodigio di Roccaporena.
Tradizionale è anche la benedizione degli autoveicoli e dei conducenti, tradizione forse non universale ma che viene rispettata
in diversi luoghi, compreso il vicino Santuario alla Barona (per più giorni).
Curiosità vuole che si accenni alla consuetudine di Marina di Camerota, nel Salernitano;
là il simulacro della Santa viene portato in processione issato su una vecchia "Fiat 500" coperta di fiori anziché portato a spalla e poi
viene salutato all'ingresso in chiesa con il gran coro di clackson e trombe dei veicoli che erano al seguito della processione.
Infine Cornaredo e San Pietro, nelle cui chiese parrocchiali è ricordata la Santa "della spina". (in passato alla Santa era dedicato un altare nella Chiesa Santi Giacomo e Filippo nel luogo ove ora sono i confessionali in fondo alla chiesa, circondato da una piccola balaustra di ferro battuto ) |
aprile 2012 (pag. 3016) |
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