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In tempo di attesa e di
preparazione al Natale
l'avvento "ambrosiano"
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Molti si chiederanno probabilmente che cosa significhi la
parola “avvento”; e forse anche chi pensa di sapere che cosa sia
l’avvento, ignora l’origine di questa parola e alcune curiosità storiche
che questo termine porta con sé. Oltretutto, se andiamo a consultare il
calendario del 2024 che teniamo appeso in casa, di quelli che ancora riportano i
nomi dei vari santi e delle festività cristiane, con ogni probabilità
sotto la domenica 17 novembre troveremo scritto “Avvento ambrosiano”,
così come sotto la domenica 1 dicembre troveremo scritto “Avvento
romano”. La cosa dunque sembra complicarsi, se non altro perché
quell’aggettivo “ambrosiano”, contrapposto a “romano”, sembrerebbe voler
dire che noi milanesi vogliamo a ogni costo far diverso da tutti gli
altri, anche sui calendari!
Cominciamo dunque dall’inizio. “Avvento” è parola che deriva
dal latino, e letteralmente significa “arrivo”, “venuta”. La usavano i
sovrani dell’epoca antica, soprattutto in Oriente, per indicare il
rituale con il quale celebravano il loro arrivo solenne (appunto, il
loro “avvento”) in una città, e pretendevano di essere accolti, il più
delle volte a torto, come benefattori e divinità. Fu dunque una scelta
velatamente polemica quella della liturgia cristiana quando volle usare
questo termine per indicare la “venuta” in mezzo agli uomini, nella
grande città di questo mondo, del vero benefattore, del vero elargitore
di salvezza e redenzione, cioè Gesù Cristo, nato a Betlemme.
Il vero “avvento” dunque, quello in senso proprio,
coinciderebbe di per sé con la festa di Natale; ma spontaneamente tale
parola si allargò a indicare il periodo di preparazione alla festa del
25 dicembre. Sennonché ci si pose questo problema: quanto deve durare la
preparazione al Natale? La soluzione più antica, che il rito ambrosiano
ha conservato fino a oggi, fu quella di “costruire” il periodo di
preparazione al Natale su imitazione del periodo di preparazione alla
Pasqua, cioè la quaresima. E dunque, come la quaresima è scandita su sei
domeniche, così anche l’avvento venne “costruito” su sei domeniche (che
qualche anno
- es. il 2023 e prossimamente nel 2028 -
possono sembrare sette, ma solo perché il
Natale cade di lunedì, e la Vigilia - ovviamente domenica - la si
preferisce escludere dal conto e denominare "Domenica Prenatalizia"). E
quest’anno il 17 novembre è esattamente la sesta domenica prima di Natale: per l’appunto l’inizio dell’avvento ambrosiano. In epoca più
recente il rito romano abbreviò questo periodo a “sole” quattro
domeniche: ed ecco spiegata la differenza di calendario e la dicitura
“avvento romano” per il giorno 1 dicembre. Nel rito romano non si parla mai di "domenica prenatazlizia".
Verrebbe dunque da dire che a Milano si è conservata
l’esigenza di un tempo più prolungato e più intenso per prepararsi al
Natale. Probabilmente all’uomo d’oggi, distratto da tante cose
superflue, indotto ad accorgersi che sta arrivando il Natale solo perché
vede accendersi per le strade dello shopping mille luminarie, anche
questi dettagli dell’antico calendario liturgico, con il termine
“avvento”, forse un po’ arcano e velatamente esoterico, rammenta che sta
arrivando (tra sei domeniche per gli ambrosiani) non qualcosa (una festa
come tante altre), ma Qualcuno.
Interroghiamo il Lezionario
Da alcuni anni la Diocesi celebra l’Avvento con il nuovo
Lezionario Ambrosiano, promulgato nel 2008 dall'allora Arcivescovo di Milano cardinale Dionigi
Tettamanzi. Per comprendere il valore di questo tempo liturgico di
preparazione al Natale, al di là dei dati storici che riferiscono alla
sua origine, è opportuno interrogare il nostro Lezionario, per
comprendere quali sono i messaggi spirituali e teologici che l’Avvento
ambrosiano ci può trasmettere.
Innanzitutto è opportuno sottolineare che l’Avvento
ambrosiano, nel nuovo Lezionario, riprende in maniera organica e precisa
la struttura testimoniata nei documenti più antichi della liturgia
milanese. Troviamo dunque la seguente successione di temi:
a) le prima domenica ha un contenuto prettamente
escatologico: invita cioè a rivivere la dimensione dell’attesa del
ritorno di Cristo alla fine dei tempi nella sua venuta gloriosa e
definitiva;
b) la seconda e la terza domenica introducono la figura di
Giovanni Battista, il precursore, che prepara la via alla venuta del
Signore: una preparazione che recupera i temi della conversione (seconda
domenica) e dell’adempimento delle antiche profezie (terza domenica);
c) la quarta domenica propone la pagina evangelica
dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, tipica della tradizione
ambrosiana, da leggere e interpretare non dal punto di vista storico
(quello che avvenne nella cosiddetta “Domenica delle Palme”), ma
attraverso il filtro simbolico dell’Avvento, cioè come invito
all’incontro salvifico con Cristo che fa il suo ingresso nella storia
umana;
d) la quinta domenica vede di nuovo in primo piano la figura
di Giovanni Battista, il precursore: il Vangelo è tratto però non dai
sinottici (come nella seconda e nella terza domenica), ma sempre e solo
da Giovanni e mette in luce in modo particolare il rapporto del Battista
con il Messia che sta per manifestarsi; ormai infatti i giorni
dell’Avvento stanno raggiungendo la loro piena maturazione;
e) il 16 dicembre, riprendendo una tradizione ambrosiana che
lo stesso San Carlo volle confermare, è stata re-introdotta la
cosiddetta “commemorazione dell’annuncio a Giuseppe”, per mettere in
giusta evidenza il ruolo che questo uomo giusto e santo ebbe, con la sua
obbedienza, nel mistero dell’Incarnazione del Verbo;
f) dal 17 al 24 dicembre decorrono le cosiddette “ferie
prenatalizie”, che nel rito ambrosiano hanno conservato l’antico nome di
feriae de exceptato; il nuovo Lezionario, facendo propria una
spiegazione non condivisa da tutti gli studiosi, ma indubbiamente
suggestiva ed evocativa, interpreta questa espressione nel senso del
verbo “accogliere” (exceptato da exceptare = accogliere, accettare): in
effetti sono gli ultimi giorni di Avvento, nei quali la Chiesa si
prepara più intensamente a incontrare il Signore Gesù atteso, “accolto”
e “accettato”; da notare che questi giorni pre-natalizi, insieme alla
commemorazione di San Giuseppe, vengono a comporre una vera e propria
“novena” liturgica di preparazione al Natale;
g) la VI domenica è la primitiva festa mariana della liturgia
ambrosiana e commemora il mistero dell’Incarnazione del Signore e della
divina maternità della Vergine: è la mèta ultima del cammino di Avvento,
prima che si passi al tempo natalizio vero e proprio; [vedi di più]
h) infine anche i giorni feriali sono caratterizzati da una
“mensa” più abbondante della Parola di Dio. Ogni giorno, infatti,
prevede tre letture: le prime due tratte dall’Antico Testamento (attinte
dalle pagine dei profeti che preannunziano la venuta del Messia),
seguite dal Vangelo, tratto da Matteo, l’evangelista che più degli altri
è attento a mettere in evidenza la realizzazione nella vicenda di Gesù
di Nazaret delle antiche profezie.
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"Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo" è la scritta incisa (in latino) sulla stella d'argento posta nel luogo dove è nato Gesù | |
siamo nella grotta sotto il presbiterio della Basilica della Natività, a Betlemme; i fedeli sfiorano quella stella
(le foto sono del pellegrinaggio delle nostre Parrocchie - gennaio 2018) |
novembre 2011 (pag. 3132) |
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