Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Corpus Domini
 

Corpus Domini
sessanta giorni dopo la Pasqua

Quest'anno il Corpus Domini nella Diocesi di Milano è stato giovedì 30 maggio
l'anno prossimo sarà giovedì 19 giugno
(nel rito romano quest'anno domenica 2 giugno - l'anno prossimo sarà domenica 22 giugno)
 

 catechesi di Papa Francesco (2022)
 Preziosissimo Sangue al Getsemani, a Gerusdalemme
La festività del Corpus Domini chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e celebra il mistero dell'Eucaristia. Abbiamo usato - anche nel titolo - la dicitura tradizionale mentre ora è pià corretto dire "Santissimo Corpo e Sangue di Cristo" su indicazione di papa Paolo VI dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II che ha accorpato al "Corpus Domini" la solennità del "Santissimo Sangue di Cristo" sino ad allora celebrata il 1° luglio. Solo in Terra Santa è rimasto l'uso di celebrare il Santissimo Sangue per via che non si pone in relazione all'istituzione dell'Eucarestia bensì alla Passione del Signore (e infatti i Francescani della "Custodia Terrae Sanctae" si recano nell'Orto del Getsemani e nella Basilica dell'Agonia, a Gerusalemme; qui sopra trovi un link riferito al 2024).
La sua origine è relativamente recente e viene legata al "miracolo di Bolsena". Un sacerdote boemo (si dice Pietro da Praga) in viaggio verso Roma, mentre celebrava la Messa dubitò che l'Ostia che stava consacrando fosse realmente il Corpo di Cristo. Dall'Ostia uscirono alcune gocce di Sangue che macchiarono vistosamente il corporale e alcune pietre dell'altare.
Il corporale è ora conservato nel Duomo di Orvieto e le pietre in preziose teche della basilica di Santa Cristina, in Bolsena.
Papa Urbano IV in quel periodo risiedeva nella vicina Orvieto (durante il suo breve papato non fu mai a Roma). Venuto presto a conoscenza del fatto istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini in tutta la Cristianità fissandola al giovedì dopo l'ottava della Trinità (in pratica 60 giorni dopo la Pasqua): l'11 agosto 1264 (oltre settecento­sessanta­ anni fa) promulgò la bolla Transiturus de hoc mundo ("mentre stava per lasciare questo mondo") inizialmente per il Patriarcato di Gerusalemme, poi estesa alla Chiesa Universale l'8 settembre.
In realtà la bolla del Papa non disponeva le processioni cui siamo abituati oggi, però le suggeriva invitando i fedeli ad esprimere la loro devozione con canti e inni gioiosi. E infatti in Germania, Austria e Francia furono celebrate già dal 1265; le prime notizie relative a Milano sono più tardi, del 1336 (più o meno seicento­ottan­totto anni fa).
Urbano non dovette pensarci molto; qualcuno ipotizza anzi che già l'avesse in mente, per via che quando ancora era arcidiacono di Liegi (con il suo nome secolare Jacques Pantaléon, francese) aveva sostenuto l'istituzione in quella Diocesi di una festività che celebrasse l'Eucaristia, festività chiamata appunto Corpus Domini (Corpo del Signore) e questo sulle insistenti proposte di Giuliana di Cornillon, priora del convento di Mont-Cornillon presso Liegi (poi suora di clausura a Fosses, presso Namur e ora Beata).
L'Arcidiacono era una figura presente nella struttura delle chiese occidentali fin verso il XV secolo. Ebbe funzioni e poteri diversi nel tempo, ma in sintesi si può dire che era importante nella Diocesi e che in una certa epoca - per l'appunto quella che ci interessa - era appena inferiore al Vescovo.
Sapere che cosa Urbano avesse in mente "da prima" non è forse importante, ma completezza vuole che si citi un passo della bolla che recita "Abbiamo saputo, tempo addietro, quando eravamo in un ufficio più modesto, che venne rivelato divinamente ad alcuni fedeli cattolici che questa festa si dovesse celebrare in tutta la Chiesa".
Era accaduto che la Beata Giuliana durante un'estasi aveva avuto la visione della luna risplendente di luce ma attraversata da una striscia buia; da Dio intese che quella visione significava che la Chiesa di quel tempo era non completa - come incompleta era la luna - perché ancora priva di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Giuliana si era confidata con una romita, Eva, e con una beghina, Isabella; con questa sorta di sodalizio a tre aveva coinvolto preti, frati, comunità cattoliche e i vescovi di Cambrai e di Liegi finché a quest'ultimo Giuliana aveva chiesto espressamente di istituire la festa, istanza accolta nel 1246; la festa si era chiamata subito Corpus Domini.
Le Beghine erano donne che facevano vita comune sotto una regola, ma senza essere monache: lavoravano, pregavano, assistevano i malati, compresi i lebbrosi. Piuttosto diffuse in quelli che oggi sono il Belgio, l'Olanda e la Francia di nord-est, vivevano in comunità chiamate Béguinages (alla francese) o Begijnhof (pron. beghèin-hof, in fiammingo).
La festa avrà nuovo impulso grazie al Concilio di Trento con grande diffusione delle processioni eucaristiche e del culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa. Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia, nel giorno del Corpus Domini l'attenzione si sposta sull'intima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Le adorazioni prolungate e le processioni celebrate manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento.



 
  Gli ostensori utilizzati per esporre il Corpo di Cristo all'adora­zione dei fedeli o per portarlo in proces­sione sono sempre oggetti molto curati, spesso vere opere d'arte; ve ne sono di due fogge.

A sinistra un ostensorio di tipo "romano", a raggiera (dal Museo dell'Opera del Duomo di Prato); a destra è quello della nostra chiesa di Cornaredo, di tipo "ambrosiano" che ricorda la foggia originaria tubolare (talvolta invece "a tempietto" con i quattro lati trasparenti)

Quello della nostra chiesa nell'immagine a fianco è poggiato sul "tronet­to" utiliz­zato durante l'Adora­zione Euca­ristica.
Molto bello, è stato realiz­zato nel 1926 per volere delle donne del paese per memo­ria dei ca­duti nella Grande Guerra (1915-18).

Alcune immagini speciali consentono di apprezzare i particolari di questo arredo sacro, particolarmente bello, della Parrocchia di Cornaredo (con alcune note).


Per tradizione a Bolsena si portano in processione i marmi macchiati; tradizione nella tradizione vuole che il corteo che muove dalla Basilica di Santa Cristina sfili sopra le caratteristiche magnifiche "infiorate" alla cui realizzazione partecipa praticamente tutta la popolazione.
La Basilica di Santa Cristina, l'Altare del Miracolo, uno dei marmi e il reliquiario del Sacro Lino
Il Corporale è custodito ad Orvieto nel Duomo che fu costruito proprio con il desiderio di conservare la preziosissima reliquia in modo adeguato. Qui, con il Sacramento, viene portato in processione il Sacro Lino, racchiuso in un prezioso reliquiario; la grande processione viene accompagnata da uno dei più bei cortei storici che ricordano la società di quel tempo.
La celebrazione del Corpus Domini un tempo era anche festività civile; dal 1977 fu spostata dal giovedì alla domenica per limitare la possibilità di fare dei "ponti" fra le feste. Con l'introduzione del nuovo Lezionario Ambrosiano (fine 2008) la Diocesi di Milano ha ripreso a celebrare la festa nel giorno "canonico", cioè il giovedì, sessantesimo giorno dopo la Pasqua.
La solennità del Corpus Domini rientra fra i giorni di precetto specificati dal Codice di Diritto Canonico (can. 1246): Immacolata Concezione, Natale, Santa Madre di Dio (1° gennaio), Epifania, San Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini, Santi Apostoli Pietro e Paolo, Assunzione di Maria, Ognissanti. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), giusta quanto consentitole dallo stesso Codice, nel 1977 ha spostato alla domenica il precetto per il Corpus Domini e l'Ascensione, e lo ha sospeso per san Giuseppe e i santi Pietro e Paolo. Quindi da noi celebrazione il giovedì ma non giorno di precetto.



In alcuni luoghi il Santissimo non viene portato in processione con l'ostensorio, preferendo modi più solenni.
È il caso di Genova, dove viene utilizzata una grande arca processionale, opera pregevole di argentieri milanesi, fiamminghi e tedeschi, realizzata a partire dal 1553 (ma il tabernacolo è del 1705); oggetto di grande valore artistico (anche venale), nel corso dell'anno resta esposto nel Museo del Duomo.
 



Una ben radicata tradizione in occasione del Corpus Domini è il ricorso alle infiorate; si tratta  di bellissime composizioni ottenute con petali di fiori lungo il percorso della processione. I partecipanti vi passano a lato senza calpestare questi coloratissimi tappeti sui quali passa solo il Sacerdote che porta l'ostensorio con il Santissimo.
Celeberrime sono le infiorate di Spello (una sessantina di grandi "quadri") e di Cannara (Perugia), vere e proprie opere d'arte. Ma sono numerose le località (non solo in Umbria) dove è viva questa tradizione per la quale sono addirittura nate associazioni che raggruppano le località stesse o i gruppi che lavorano per realizzare questi bellissimi tappeti (anche se per onor del vero, in alcuni di questi luoghi l'infiorata viene realizzata per celebrazioni diverse dal Corpus Domini). Vero è anche che talvolta le realizzazioni sono un po' fine a se stesse, bellissime, sì, ma con soggetti in realtà non legati alla celebrazione.
Qui presentiamo i tappeti - forse un pochino più "semplici" (si fa per dire) - visti a Diano Marina e nella sua frazione di Diano Calderina (Imperia), che sono fra i più estesi.

qualche foto del 2010 a Cornaredo

Citiamo anche Fucecchio (Firenze, dove oltre ai petali vengono utilizzati anche semi, caffè e trucioli), Genzano (Roma, che vanta le fiorate più antiche, iniziate già nel 1778),  Bolsena (quasi scontato, dove il tappeto può raggiungere i tre chilometri), Alatri (Frosinome, il cui tappeto è stato anche iscritto nel Guinnes per la lunghezza),


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maggio 2012  (pag. 3109) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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