Maria Regina perché...
La festa di Maria Regina fu istituita da Pio XII durante l’Anno Mariano 1954. Fissata al 31 maggio, a concludere il mese mariano, venne poi spostata dalla riforma liturgica del concilio Vaticano II. La costituzione Lumen gentium [ ] dice: «Maria fu assunta alla gloria celeste e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Suo Figlio». Nella pietà tradizionale ciò è ribadito dal quinto mistero glorioso nella corona del Rosario, mentre nelle Litanie lauretane per 13 volte si usa l’appellativo “Regina”. La devozione alla regalità della Madonna ha però le sue origini nel Medioevo e lo conferma la sua espressione nel canto.
la Trinità incorona Maria Regina (paliotto dell'altare della Madonna nella chiesa di Cornaredo - particolare accanto al titolo)
Rivelazione biblica, senso di fede del popolo di Dio, docenza magisteriale dei pastori, pensiero credente dei teologi concordano nel dire che la regalità di Maria è motivata dal fatto che la “logica dei misteri” fonda sempre motivazioni di fede: ebbene, la libera signoria del Dio trinitario che decide in ordine alla salvezza in piena autonomia, la sorprendente rivelazione biblica nel far conoscere gli arcani disegni divini, le ragioni teologiche che poggiano sulla fede della Chiesa portano a dire che la regalità di Maria è verità che dispone di un’ampia motivazione. Ci attestiamo a considerarne almeno tre, fra le maggiori.
" Maria è Regina perché Madre". La maternità divina di Maria, come insegna Pio XII, è «l’argomento principale, su cui si fonda la dignità regale di Maria, già evidente nei testi della tradizione antica e nella sacra liturgia» (Enc. Ad coeli Reginam [11.10.1954], III - ). Condotta in Cielo, Maria ha vissuto per sé, e nei modi adatti a Lei, ciò che è stato per Gesù Suo Figlio quanto, con l’Ascensione, egli ha sperimentato con l’«ingresso nella Sua gloria» (At 1, 9: Fil 2, 9; 1 Tm 3, 16). Entrata anche Lei nella Casa del Padre, è stata resa (non dichiarata) Regina dal Figlio glorificato che Le ha cinto il capo con una corona di dodici stelle, le tremule e vive luci della Chiesa: così, in Lei, quale Madre messianica, ha vibrato la gloria del Messia e del popolo messianico. Così Lei è divenuta la Regina-Madre in riferimento a Cristo e, di conseguenza, meritando i titoli di “Madre della Chiesa”, di “Madre dei discepoli”, di “Madre del genere umano”. La Gloriosa, insomma, con la Sua maternità regale è rivolta verso tutti e ognuno, essendo l’ unica Eva (come ci insegna a dire sant’Efrem siro), ossia quale vera «madre di tutti i viventi» (Gn 3, 20), poiché la prima Eva non lo è mai stata non avendo ascoltato la parola di Dio che, pertanto, non ha potuto fermentare in Lei e renderla feconda.
La Trinità incorona Maria gruppo ligneo, chiesa di San Maurizio (parrocchiale di Brusson, Valle d'Aosta)
"Maria è Regina perché discepola". Essere Discepola di Cristo su questa terra è stato per Maria un avvio alla regalità celeste. Non un solo aspetto della Sua discepolarità, ma l’intera Sua condizione discepolare profetizza la Sua glorificazione regale. Di fatto, l’essere discepolare è la forma completa della Sua esistenza di Figlia di Sion, di resto santo d’Israele, di Vergine che si avvia col Suo Sì alla vita di Madre messianica, della Sua maternità dolorosa e, infine, della Sua maternità gloriosa. La condizione discepolare di Maria è intessuta dei santi fili, lievi e forti, che realizzano la splendida tela della Sua vita. «Dando il Suo assenso al disegno divino, progredendo nel Suo cammino di fede, ascoltando e custodendo la Parola di Dio, rimanendo fedelmente unita al Figlio sino alla Croce, perseverando con la Chiesa nella preghiera, intensificando il Suo amore verso Dio, meritò in modo eminente la “corona di giustizia” (cfr. 2 Tm 4, 8), la “corona della vita” (cfr. Gc 1, 12; Ap 2, 10), la “Corona della gloria” (cfr. 1 Pt 5, 4) promessa ai fedeli discepoli di Cristo» (Conferenza episcopale italiana, Rito dell’incoronazione della Beata Vergine Maria, Città del Vaticano 1982, 5).
"Maria è Regina perché serva". Pensare la regalità di Maria come un allontanamento dalla Sua vita umile, dalla Sua condizione di serva del Signore, per immaginare una contraddizione tra la vita di sorella, di discepola e di servizio, rispetto all’esistenza gloriosa, regale di Maria in Cielo, è un pensar male di Lei dal punto di vista teologico, in contraddizione inaccettabile con l’idea di gloria e di regalità che la Scrittura insegna e la Chiesa interpreta. In terra, Maria «vive umilmente nel mondo dei poveri... Ella è la più umile serva al tempo stesso che la più alta regina: la più umile serva perché è la più alta regina» (R. Laurentin, La Vergine Maria. Mariologia post-conciliare, Paoline, Roma 19703, pp. 225-226). In Maria, Sua serva fedele, Dio manifesta le preferenze che ha per il piccolo, il povero, l’ultimo, l’abbandonato in questo mondo per fare brillare la Sua gloria con cui investe la persona della Madre di Gesù.
Inoltre, glorificazione di Maria si pone in fedele continuità con quanto Dio ha vissuto con Israele: come per gli Israeliti la glorificazione consiste nella loro vocazione a servire Dio, così il regno della Vergine Madre è regno di servizio anche in Cielo lodando Dio e intercedendo per gli uomini. Maria, dunque, è Regina perché serva: diventa Madre del Re messianico perché si dichiara ed è stata «la serva del Signore» (Lc 1, 38, 48). Come si vede, meditando sulla regalità di Maria, siamo entrati sotto l’arco di uno splendido chiasmo: Maria è Regina perché serva (la regalità è un premio); ma anche, come abbiamo sentito da un’espressione di René Laurentin, Maria è serva perché Regina (per servire occorre regalità, altrimenti si auto-offende chi serve e si offende chi riceve l’atto di servizio). Maria ha attuato pienamente l’apparente paradosso del «servire è regnare».
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