L'arrivo al monastero
è una meta agognata dopo cinque chilometri di tornanti! Ma ne
vale la pena.
Un bosco immerso nella quiete, la neve dello scorso inverno qui non
si è ancora sciolta. L'edificio è nuovissimo ma in esso
si respira un'aria che ci porta indietro nel tempo, o meglio in un
tempo diverso dove lo spazio per la meditazione e la preghiera ha il
sopravvento.
Ci accoglie padre Maurizio
che sarà la nostra guida al Monastero. Dopo il pranzo, visitiamo
la biblioteca e apprendiamo che qui i monaci lavorano al restauro di
libri antichissimi. Ma siamo sopratutto curiosi di sapere da lui come
effettivamente si svolge la vita quotidiana dei monaci.
Ormai il ghiaccio è sciolto, abbiamo un monaco come amico! Lo
sommergiamo di domande, perché hai scelto questa vita? non ti
mancano i tuoi cari? ma non ti stanchi a pregare così tanto? Nonostante il nostro incalzare le risposte arrivano lente, meditate,
e sconvolgenti nella loro semplicità illuminante. Il rintocco
della campana richiama all'ora della preghiera a cui noi partecipiamo
con uno spirito di stupore e di coinvolgimento, una preghiera diversa
da quella a cui siamo abituati ma che subito sentiamo un po' nostra.
Preghiera che ci predispone al momento culmine della giornata. L'incontro
con il padre Priore Adalberto
Piovano. Dapprima un po' intimoriti ascoltiamo da lui
illuminanti parole sul significato della preghiera e di come dobbiamo
predisporci nei confronti di essa. Ma poi anche con lui entriamo in
confidenza... e le domande non mancano, gliene vorremmo fare tantissime,
tanto che il tempo corre e giocoforza arriva l'ora del ritorno. Padre
Adalberto e padre Maurizio così ci salutano e dai loro sguardi
capiamo che veramente ci siamo fatti due amici, lontani fisicamente
ma vicini nel cuore e nello spirito
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