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tetimonianza missionaria
di Selena Sanzani
reduce da un'esperienza estiva nel Togo
- ottobre 2017 -



Selena ha presentato la sua testimanonianza a Cornaredo l'8 ottobre (chiesa Santi Giacomo e Filippo), a San Pietro all'Olmo il 15 ottobre (chiesa di San Pietro) e a Legnano il 29 ottobre (chiesa dei Santi Martiri), sempre accompagnate da un canto tradizionale togolese eseguito dai GioCantAdo (vedi-ascolta sotto).


Immagini dal Togo





Buongiorno 😊 Mi chiamo Selena, immagino che non tutti mi conosciate. Ho 24 anni, studio Psicologia all’università e sono una delle educatrici del gruppo adolescenti dell’oratorio.
Quest’estate posso dire di aver realizzato uno dei miei tanti sogni nel cassetto. Seguendo il desiderio che ormai da qualche anno mi accompagnava, ho deciso di partire per un periodo di volontariato in Africa. Ho avuto la fortuna, soprattutto negli ultimi anni, di incontrare e ascoltare le testimonianze di tanti giovani che hanno deciso di occupare le loro estati non solo di vacanze e divertimento con gli amici, ma anche di esperienze, esperienze con la E maiuscola. Vedevo in loro, nei loro occhi, nei loro racconti tanto di quel desiderio che sentivo un po’anche mio. Questi giovani volontari mi hanno sempre dato l’impressione di avere tanto da portare e condividere, di avere il cuore riempito di qualcosa di grande, che ancora non comprendevo fino in fondo. Mi sono sempre immaginata i luoghi dove dicevano di essere stati, le persone che ricordavano di aver incontrato e conosciuto nel profondo, i rumori, i canti, i colori e i profumi di quelle terre. Così, raccolto un po’ di coraggio, ho deciso di fare anch’io questa scelta e partire.
Ho iniziato a fine marzo il percorso di formazione previsto dall’associazione che avevo scelto, OltreIConfini. Può non sembrare, ma avere qualcuno che ti indirizzi e ti prepari all’esperienza che andrai a fare è importantissimo; ti permette di non saltare completamente nel buio, senza punti di riferimento e senza avere la benché minima idea di quello che ti aspetta. Ma soprattutto ti permette di conoscere quelli che saranno i tuoi compagni di viaggio, senza i quali l’esperienza avrà sicuramente tutto un altro sapore. Noi volontari italiani abbiamo imparato a conoscerci e a sostenerci ancora prima di mettere piede in Africa. Dodici di noi hanno deciso di partire per il Togo, dal 5 al 28 agosto. La proposta era quella di un campo estivo per i bambini del villaggio di Yokelé, nel sud del Paese. Il progetto dell’associazione prevedeva che le nostre giornate sarebbero state organizzate così: al mattino, dalle 8.30 alle 11 circa, ci si improvvisava maestri di francese divisi nelle varie classi di bambini con i volontari togolesi, mentre nel pomeriggio, dalle 15 alle 17.30, avevamo il compito di pensare e ideare diversi giochi che potessero occupare e far divertire questi ragazzi, piccoli e grandi.
Ricordo ancora come fosse ieri il mio primo giorno di lezione, l’emozione fortissima che tutti quegli occhietti puntati su di me mi hanno trasmesso. Per questi bimbi solo il semplice fatto che fossimo lì per loro, per dedicargli parte delle nostre giornate, era la cosa più bella del mondo. Ti fanno sentire speciale come nessun’altro riesce, ve lo assicuro. Hanno occhioni grandissimi che non ti guardano solamente, ma ti entrano proprio dentro. Ricordo che facevano a gara a chi sapesse e dicesse più velocemente la risposta alle nostre domande, a chi venisse per primo alla lavagna per risolvere l’esercizio con noi maestre. Per loro io ero “Madame” o “Tata Selena”.
Anche il momento dell’animazione, nel pomeriggio, piaceva moltissimo ai bambini. Un bel gruppetto di loro ogni giorno dopo pranzo ci aspettava fuori dalla porta di casa. Una volta usciti non era possibile sfuggirgli: a due a due si avventavano su di noi e, prendendoci per mano, ci guidavano fino al punto di ritrovo con tutti gli altri. A quel punto, facendo un cerchio gigante, partivano i soliti balli e canti che davano il via al nostro pomeriggio di giochi. Era bellissimo vedere come il colore diverso della nostra pelle in quel momento perdesse di importanza e come riuscissimo ad amalgamarci in armonia l’uno con l’altro.
Ricordo anche le serate passate a confrontarmi e a preparare le lezioni del giorno successivo con gli altri volontari. È stato bello mettersi in gioco anche in questo, in questa collaborazione necessaria ma non scontata. Il bel clima che si era creato tra di noi ha sicuramente aiutato ad affrontare col sorriso anche le situazioni più strane e difficili. Penso alla doccia “a cielo aperto” che avevamo nella casa che ci ospitava: tre mura di cemento, una porta di canne di bambù intrecciate, un secchio d’acqua a testa e ci si rendeva conto che bastava questo.
Oppure penso all’organizzazione dei giochi del pomeriggio: è stato davvero bello accorgersi di come due culture e realtà apparentemente tanto diverse, la nostra e quella africana, abbiano potuto incontrarsi più che scontrarsi in quella situazione. Come noi lasciavamo la nostra impronta, anche loro facevano lo stesso.
Può suonare strano, se si pensa alla tanta povertà che ci si immagina e che effettivamente si incontra in questi Paesi, ma da quando sono tornata mi sento solo più ricca: più ricca di emozioni, più ricca di sguardi belli che toccano il cuore, più ricca di amicizie inaspettate, più ricca di colori e musiche meravigliose, più ricca di consapevolezza. Ecco, penso che il valore forte che un’esperienza di questo tipo porti con sé sia proprio quello di farti tornare a casa con una consapevolezza nuova, non disincantata ma attenta a tante dinamiche che nella frenesia di tutti i giorni ci sfuggono inevitabilmente.
Quando parti per un viaggio del genere, non vorresti più tornare a casa, perché già sai che quello che lì hai trovato e che ti è stato regalato, non lo ritroverai da nessun’altra parte.
Quando sono tornata tutti mi chiedevano “Com’è andata? È stato bello? Raccontami.” Solo quando mi sono messa a scrivere queste brevi righe mi sono resa cinto di quanto sia difficile rispondere a queste domande. “Com’è andata?” E’ andata bene, più che bene, ben al di sopra delle aspettative. “E’ stato bello?” Non è stato solo bello, è stato meraviglioso, e lo rifarei 1000 volte ancora. Ma come si fa a raccontare un volto di bambino che ti sorride quando ti incontra per strada? Come si può raccontare delle serate trascorse a ballare tutti insieme in cerchio al ritmo dello Jambè? Come si riesce a parole a dare valore ad una bimba di 10 anni che, pur di venire a giocare al campo estivo, portava con sé il fratellino appena nato infagottato sulla sua schiena? Come può un racconto far vedere agli altri le immense strade di terra rossa che coloravano il villaggio?
La mia Africa è Graçia, bimba dolcissima di 3 anni, che tutte le mattine appena sveglia mi cercava per giocare a nascondino e si faceva coccolare fino a che la colazione non fosse pronta. La mia Africa sono Giulia e Lydia, le colleghe di scuola che insieme a me hanno tentato di lasciare un pezzettino in più ai bimbi della nostra classe. La mia Africa è Koffi Frank, l’alunno più timido della nostra classe che si presentava ogni giorno con una ciabattina di un tipo e l’altra diversa. La mia Africa è Emanuel, il più grande di tre fratelli che andava a lavorare nei campi tutto il giorno ma ogni sera aspettava in silenzio che noi volontari terminassimo le nostre faccende per poter giocare a carte con noi. La mia Africa sono le persone che ne hanno fatto parte, tutte, nessuna esclusa.
Questo è un po’ il racconto che volevo lasciarvi, un tentativo di rendere partecipi tutti voi di quella che è stata la mia esperienza. Non mi ritengo “coraggiosa” per aver deciso di partire, come invece mi hanno definita. Vi assicuro che si tratta di un viaggio che tutti possono intraprendere, basta farlo con lo spirito giusto e con cuore e mente aperti. Lo consiglio a tutti. È un viaggio che più che far del bene agli altri, fa del bene a te stesso. Ti rigenera, ti ricarica, ti apre nuove strade, ti da la possibilità di toccare con mano tutto il bello che c’è al di là del nostro naso. Se anche solo un decimo di quello che ho vissuto quest’estate ha potuto suscitare in voi qualche emozione, il mio lavoro è stato fatto. Grazie 😊


ottobre 2017 (cod. 9111) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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