Comunità Pastorale Santi Apostoli
Amici del Presepe - gruppo parrocchiale
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Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c’è già tutta la sacra rappresentazione che, a partire dal medioevo, prenderà il nome latino di "praesepium", ovvero "recinto chiuso, mangiatoia".
Luca, ad esempio, narra dell’umile nascita di Gesù "in una mangiatoia, perché non c’era posto nell’albergo" (e poiché in oriente le grotte servivano da rifugio ai viandanti e da stalla agli animali, si iniziò a formare l’idea che Gesù fosse nato in una grotta), dell’annuncio dato ai pastori, dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciavano già re.
Tutti gli altri particolari che oggi siamo abituati a ritrovare attorno alla Sacra Famiglia, vanno man mano comparendo nel corso dei secoli e alcuni di essi vengono introdotti "ufficialmente" da personaggi di grande rilievo nella storia della Chiesa.
Nel 300, per citare un caso, Sant'Ambrogio aggiunge al quadro della Natività la presenza di un bue e di un asinello che, nella grotta, scaldano con il loro respiro il Salvatore.
Per avere una descrizione completa del luogo dove nacque Gesù bisogna però attendere San Girolamo, il quale, nel 404, si riferisce dettagliatamente ad una grotta, in cui era posta la mangiatoia che fece da giaciglio al Bambino, scavata nella roccia e supportata da una base di legno. (Le reliquie, presunte, della mangiatoia sono adesso conservate a Roma, nella basilica di Santa Maria Maggiore, mentre nella grotta di Betlemme, che è ancora oggi possibile visitare, la mangiatoia di pietra è stata rivestita di lastre di metallo prezioso forate, affinché i fedeli possano vederla e toccarla, ma non portarla via.)
Il primo presepe vero e proprio, che oggi definiremmo "vivente", è frutto, secondo la tradizione, del desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme, con personaggi reali, pastori, contadini, frati e nobili, tutti coinvolti nella rappresentazione, che ha luogo a Greccio la notte di Natale del 1223 (episodio magistralmente dipinto da Giotto in un affresco della Basilica Superiore di Assisi).
Primo esempio di presepe “inanimato” a noi pervenuto, invece, è quello che Arnolfo di Cambio scolpisce nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore in Roma.
Da allora gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti al fondale pitturato riproducente un paesaggio che fa da sfondo alla scena della Natività; il presepe viene esposto nelle chiese nel periodo natalizio.
È soprattutto a Genova e Napoli, tra il Seicento e il Settecento, che il presepe diventa una vera forma d’arte e, oltre alla figura della Madonna, di San Giuseppe, di Gesù Bambino e del bue e dell’asinello, si arricchisce di innumerevoli elementi decorativi: angeli, pastori e agnelli, i Re Magi a cavallo, gente comune, botteghe, taverne, mercati, serenate e mille altre statuine, dalle pose ed espressioni più varie.

testo a cura di Serena, pubblicato su "In Cammino" di Natale 2004
illustrazioni: Il Presepe di Greccio (Giotto - Basilica Superiore, Assisi) - Natività (Arnolfo di Cambio - Santa Maria Maggiore, Roma)


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dicembre 2004
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