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Sacrosancta Portiuncolae
epistola di San Paolo VI
- 14 luglio 1966 -
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14 luglio 1966 nel volgere del 750° anno dalla “Indulgenza della Porziuncola”, concessa a san Francesco da papa Onorio III
La sacrosanta chiesa della Porziuncola, che il Beato Francesco di Assisi «amò al di sopra di ogni altro luogo del mondo», diviene famosa di giorno in giorno in tutto il mondo, soprattutto perché ivi il serafico Padre disse e fece mirabilmente molte cose e particolarmente perché in verità essa è stata arricchita da una speciale indulgenza, la quale per questa ragione è detta “indulgenza della Porziuncola”, concessa a coloro che devotamente, da moltissimi secoli, visitano tale chiesa.
Dunque ripetiamo quelle parole che recentemente abbiamo pronunciato con sollecitudine in un atto pastorale: «ci è lecito accedere al Regno di Cristo soltanto per metanoia, cioè il cambiamento profondo di tutto l’essere, per mezzo della quale l’essere umano stesso pensa, giudica e inizia a mettere in ordine la propria vita colpito da quella santità e da quella carità di Dio che sono state manifestate in maniera miracolosa nel Figlio e sono state pienamente offerte a noi».
In verità agli stessi fedeli, che spinti dallo spirito di penitenza si adoperano per raggiungere questa metanoia, poiché dopo il peccato aspirano a quella santità con la quale dapprima sono stati rivestiti di Cristo nel battesimo, la Chiesa va incontro, anche concedendo indulgenze, quasi con materno affetto e con l’aiuto sostiene i propri figli deboli ed infermi.
L’indulgenza non è dunque una via più facile con la quale possiamo evitare la necessaria penitenza dei peccati, ma essa è piuttosto un sostegno, che i singoli fedeli, con umiltà, per nulla inconsapevoli della propria debolezza, trovano nel mistico corpo di Cristo, che tutto «si affatica per la loro conversione con la carità, con l’esempio, e con le preghiere».
Lo stesso San Francesco ci ha lasciato un famosissimo modello di animo conscio di tale penitenza e di umana debolezza, nel quale vediamo essersi egregiamente manifestato «l’uomo nuovo, che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, in giustizia e in santità di verità».
Egli infatti non solo offre l’esempio della sua efficacissima conversione a Dio e della sua vita veramente penitente, ma nella Regola comanda anche di ammonire gli uomini «affinché tutti perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché non è possibile essere salvati in altro modo»; e perciò nell’interpretazione della preghiera domenicale, così egli implora il Padre, che è nei cieli: «E rimetti a noi i nostri debiti; per la tua ineffabile misericordia, per la virtù della passione del tuo diletto Figlio e Signore nostro Gesù Cristo e per i meriti e l’intercessione della Beatissima Maria Vergine e di tutti i tuoi eletti».
A buon diritto è lecito ritenere vere queste esortazioni di San Francesco e che quella meravigliosa carità, per la quale egli fu spinto a chiedere l’indulgenza della Porziuncola per tutti i fedeli, sia nata dal desiderio di condividere con altri la dolcezza d’animo, di cui egli stesso aveva fatto esperienza dopo aver chiesto perdono a Dio dei peccati commessi.
Ciò è certamente quello di cui narra con parole soavissime lo straordinario scrittore della vita del serafico uomo, frate Tommaso da Celano: «Un giorno, pieno di ammirazione per la misericordia del Signore in tutti i benefici a lui elargiti desiderava conoscere dal Signore che cosa sarebbe stato della sua vita e di quella dei suoi frati. A questo scopo si ritirò, come spesso faceva, in un luogo adatto per la preghiera.
Vi rimase a lungo invocando con timore e tremore il Dominatore di tutta la terra, ripensando con amarezza gli anni passati malamente e ripetendo: “O Dio, sii propizio a me peccatore!”.
A poco a poco si sentì inondare nell'intimo del cuore di ineffabile letizia e immensa dolcezza. Cominciò come a uscire da sé: l'angoscia e le tenebre, che gli si erano addensate nell'animo per timore del peccato, scomparvero, ed ebbe la certezza di essere perdonato di tutte le sue colpe e di vivere nello stato di grazia».
Il primo frutto della penitenza infatti è il riconoscimento dei nostri peccati: «Se vuoi che egli perdoni, tu confessa. Il tuo peccato ti abbia come giudice, non come patrono».
Accusandoci dunque dei nostri misfatti davanti alla Chiesa, alla quale Gesù Cristo ha consegnato le chiavi del regno dei cieli, riceviamo la remissione della colpa e la pena, tuttavia non deve essere ritardato a ragione di ciò il percorso con cui ritorniamo a Dio.
Dobbiamo prendere il giogo di Cristo e portare la sua croce o cercarla per mezzo del castigo volontario; con le buone opere e soprattutto con i frutti della fraterna carità è opportuno che dimostriamo di essere sinceramente convertiti nella casa del Padre e che siamo più fermamente e con una certa nuova condizione inseriti nel corpo di Cristo, che è la Chiesa.
Il fedele penitente, che ha compiuto questo rinnovamento di animo, come sopra dicemmo, non lo fa singolarmente, infatti «è per così dire purificato con alcune opere di tutto il popolo, è lavato con le lacrime della moltitudine, colui che è redento dal peccato con le preghiere e le lacrime della moltitudine, ed è purificato nell’uomo interiore.
Cristo donò alla sua Chiesa, affinché uno sia riconciliato per mezzo di tutti, a colei che meritò la venuta del Signore, affinché per mezzo di uno tutti siano redenti».
L’indulgenza, che è elargita dalla Chiesa ai penitenti, è la manifestazione di quella mirabile comunione dei Santi, che nell’unico vincolo della carità di Cristo unisce la Beatissima Vergine Maria e l’insieme dei fedeli trionfanti nei cieli o in attesa nel Purgatorio o in cammino sulla terra.
E infatti con l’indulgenza, che viene data per autorità della Chiesa, viene diminuita o certamente abolita la pena, a causa della quale l’uomo viene in certo modo ostacolato nell’ottenere una più stretta congiunzione con Dio; per la qual cosa il fedele oggi penitente trova aiuto in questa speciale forma di carità, per spogliarsi dell’uomo vecchio e rivestirsi del nuovo, «che viene rinnovato nel riconoscimento secondo l’immagine di Colui che lo ha creato».
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da ''InCammino Insieme'' n. 31 del 1° agosto 2021
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luglio 2021 pg. 7014 - gr.1630 |
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