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La festa nata da una tomba vuota
(dal Parroco)
- aprile 2025 -
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Mi ha sempre meravigliato la forza di un filo d’erba spuntato da una fessura di catrame su un qualsiasi marciapiede.
Mi dico: “guarda che forza in un filo d’erba così debole e fragile. Chi l’avrebbe mai detto?”
Proprio questa è la domanda piena di stupore che si sono posti i primi testimoni della tomba vuota e della resurrezione di Gesù. Annunciandola hanno usato parole segnate dalla debolezza di un fatto inaudito ma intrise di una forza che hanno segnato la storia dell’umanità. Dire Pasqua significa essere certi e convincenti che la morte non è più l’ultima parola sulla nostra vita. Soprattutto persone anziane desiderano e si augurano di morire al più presto.
Il credente cristiano, invece, manifesta a Dio la sua prontezza ad accogliere l’Angelo della morte quando Dio lo invierà. Dire Pasqua oggi significa annunciare la buona notizia della comunione più forte della divisione, dell’amore più forte dell’odio e della violenza, della vita più forte di ogni scelta di morte. Dire Pasqua oggi è sostenere contro ogni umana evidenza che nessun problema o difficoltà, per quanto ostico, è insuperabile e senza soluzione, che non vi è un ‘cielo chiuso’ sopra le umane sofferenze, incertezze, delusioni e amarezze.
Viviamo, a livello globale, un momento di disorientamento generale e risulta difficile rispondere alla domanda: “cosa sperare?” e non solo “dove andremo a finire?”.
Diceva Isacco il Siro nel VII secolo: "Il solo e vero peccato è rimanere insensibili alla risurrezione".
È sulla Pasqua, non altro, che il credente cristiano misura ogni giorno la propria fede: pellegrini di speranza, ossia persone, coi piedi per terra, che guardano in avanti, oltre …. perché abitati dal senso dell’eternità.
Chi l’avrebbe mai detto …: in un momento di sbandamento globale ci siamo tutti accorti della mancanza di una voce autorevole che si elevasse sopra tutte le altre e ci indicasse, pur con la debolezza del suo potere ma con la forza della fede, una possibile via di convivenza fraterna.
È la voce del Papa.
Le omelie, da lui scritte ma lette da altri, non hanno la medesima efficacia. Santo Padre, torni al più presto a far sentire la sua voce a partire dall’augurio di Buona Pasqua a tutti!
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da ''InCammino Insieme'' n. 16 del 20 aprile 2025
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aprile 2025 pg. 41919 - gr.24000 |
- invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina - www.comunitasantiapostoli.it/par/dd/dd_250420_pasqua.asp |