Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Articolo del Parroco

"Dio educa il suo popolo"
(dal Parroco)
- marzo 2024 -


 parte prima (2024)
 parte seconda (2024)
 parte terza (2024)
 conclusione (2024)
(testo del 2024)
Anni fa il card. Martini scrisse una lettera pastorale dal titolo ‘Dio educa il suo popolo’ che suscitò molto interesse e numerose discussioni non solo negli ambienti parrocchiali. Come Dio educa? Mediante un processo educativo suddiviso in vari momenti e tappe. Riprendiamo le indicazioni del nostro già vescovo, ancora attuali:
1. educazione personale e comunitaria: “le singole persone sono educate, amate e rispettate nella loro individualità… ma il temine dell’educazione non è semplicemente lo sviluppo ed il perfezionamento del singolo, è la maturità dell’intera collettività”. Nessuno si salva da solo e tutti ci condizioniamo a vicenda.
2. gradualità e progressione. Si parte da dove si trova il soggetto da educare:scoprire ed accogliere il punto di partenza è il primo passo. Poi occorre individuare il passo successivo da compiere. Due rischi da evitare: scoraggiare con richieste sproporzionate (che il soggetto diventi un Sinner quando è più portato per il calcio) e, al contrario, accontentarsi delle mete raggiunte : ciò che conta è dare il meglio di sé e non quanto basta al momento.
3. rotture e salti di qualità. L’educazione non coincide con un cammino costante dal bene al meglio, vi sono dei tagli da attuare: il legame ombelicale con la mamma, l’ala protettiva dei genitori e il bancomat del papà. E dei salti da compiere: essere autonomi, rispondere delle proprie scelte, assumersi delle responsabilità. “Non sono più un bambino”: si deve vedere nella realtà.
4. conflittualità e ribellione… soprattutto nel periodo dell’adolescenza che si sta sempre più allargando, essere fermi sui principi e larghi di maniche nella vita ordinaria: “sappi che questa è la via e io la penso così; tu scegli e assumiti le tue responsabilità”
5. la correzione, a partire dalla realtà che nessuno è perfetto e immune da difetti. Oggi l’intervento correttivo sembra essere scomparso nell’educazione perché ci si illude di avere figli esenti da bugie, errori, malizie… beata ingenuità. Dio si rivela nella Bibbia educatore energico, non rassegnato né sempre accondiscendente ma capace anche di rimproverare perché amante del suo popolo. Cosa significa?
  • dire apertamente ‘hai sbagliato’ mostrando le ragioni dell’errore e la via corretta
  • -ammettere con umiltà e coerenza gli sbagli personali e la difficoltà ad intraprendere la via maestra, faticosa ma costruttiva
  • non accontentarsi di una scusa mediocre nè di evitare il sacrificio e la fatica ma sostenere con pazienza il cammino (un figlio deve esserne certo).
  • E per concludere, con parole dello stesso card. Martini: “Permettere o, peggio, favorire la crescita incontrastata degli istinti negativi della persona, non frenare i capricci, l’aggressività distruttiva e i vizi che la disumanizzano, non correggerne i difetti e le pulsioni egoistiche significa rinunciare alla sua educazione. Occorre trovare il modo giusto ma non rinunciare alla correzione”.

     
    da ''InCammino Insieme'' n. 10 del 3 marzo 2024
     
     
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    marzo 2024
    pg. 41655 - gr.24000
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