(testo del 2024)
Dobbiamo ammetterlo onestamente: la maleducazione oggi imperante è il frutto della
rinuncia ad educare di questi ultimi decenni. Non sono un nostalgico: volgarità,
bestemmie, insulti e mancanza di rispetto c’erano anche quando ero giovane io ma
non nei termini attuali. Se allora erano eccezioni oggi pare essere la ’normalità’.
Eppure… riprendendo lo scritto del cardinal Martini riconosciamo che:
1.educare oggi è più difficile perché spesso si ha la sensazione di essere impotenti ed
inutili. La meta è diventare personaggi di spicco, persone di successo, famose, ricche e
belle col minore sforzo possibile. L’influencer è una professione ambita. Valori come
lealtà, fortezza, dovere, fatica, bontà, onestà… sempre più rari.
2.educare è comunque possibile. Nel Vangelo si legge che Gesù non si è lasciato
scoraggiare dalle ‘incomprensioni’ e dalle delusioni ricevute dagli apostoli ma ha
sempre avuto fiducia in loro perché ogni persona è continuamente educabile. Gesù
non ha mai detto “non c’è nulla da fare”, “è irrecuperabile”; anche nei confronti di
Giuda fino all’ultimo momento si è rivelato un educatore ‘incallito’
3.educare è cosa del cuore. Diceva Don Bosco: “chi sa di essere amato, ama..” e
raccomandava carità, amorevolezza e amore paterno. Me lo ripeto ogni qualvolta ho a
che fare con ragazzi un po ‘irrequieti’. Se non sanno che per me sono importanti, che
ci tengo a loro e non riesco a far loro capire che mi stanno a cuore non riuscirò ad
entrare in sintonia con loro. Certo è che a volte “te le tirano fuori” quando superano il
limite del rispetto umano.
4.educare è bello. L’educatore deve coltivare la pazienza del contadino ed accettare i
tempi che vanno dalla semina alla mietitura. Educare è un lavoro… sulla lunga
distanza: la lungimiranza è la virtù principe richiesta ad un buon educatore. I
ringraziamenti ed i riconoscimenti da parte dei figli arrivano esplicitamente in tarda
età, col tempo, ma un educatore vero scruta i segni che rivelano la crescita umana,
pur nel silenzio: sono i fatti che parlano. Mettiamo il caso che un figlio ‘si perda’ su
strade fallimentari e a fondo cieco. Non ci si deve ritenere dei falliti e farsi mille sensi
di colpa perché si deve fare i conti con la libertà personale. Nonostante la sofferenza
comprensibile, che si porta dentro di sé, deve prevalere la certezza di avere fatto tutto
il possibile… anche se ciò non ha dato i frutti sperati. Rimane la preghiera e
l’affidamento a Dio il quale nonostante la ‘dura cervice’ del suo popolo non ha mai
smesso di amarlo e di ‘tenergli una mano sulla testa’ anche quando questi la spostava
in continuazione.
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