Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Articolo del Parroco

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Da adulti di fronte ai giovani
(dal Parroco - seconda parate)
- novembre 2024 -


 prima parte - ''Da adulti di fronte ai giovani''
Continuiamo la riflessione di settimana scorsa.
4 – Amabilità della vita.
Scrivevano i nostri vescovi ormai più di dieci anni fa: “I giovani si trovano spesso a confronto con figure adulte demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita che suscitano amore e dedizione”. Parole valide ancora oggi.
Crescere è un verbo di moto, significa camminare, muoversi, dirigersi verso una meta … che attira e attrae e per la quale si è pronti a decidere ossia a togliere, a tagliare via ciò che impedisce il raggiungimento della meta. La giovinezza è il tempo per crescere e decidere quale persona si intende essere, quale posto occupare nel mondo e come realizzare la propria presenza là dove si vive. Il cammino della giovinezza ha il suo punto di arrivo oltre la giovinezza stessa. L’adulto è - o dovrebbe essere – una persona già ’decisa’, cosciente sì di aver ancora molto da apprendere, ma già approdata alla meta ossia avendo già trovato la ragione ideale nella vita per cui ha dato tutto se stesso, si è giocato totalmente e che fonda la motivazione del suo rimanere nel mondo.
Nel cammino di crescita del giovane, l’adulto deve garantirgli che:
  • avere una meta è indispensabile per evitare di essere dei vagabondi perenni
  • vale la pena darsi da fare, sudare, soffrire, rinunciare a … perché i frutti non mancheranno
  • i fallimenti, gli errori, le delusioni e gli inciampi vanno messi nel conto perché fan parte del gioco esistenziale ma si possono e si devono superare, senza gettare la spugna alla prima difficoltà e sapendo che è la ‘gavetta’ che fa l’uomo.
  • I giovani devono vedere degli adulti contenti di vivere e non perennemente tristi e lamentosi. Questa vita è bella nonostante tutto, e val la pena impegnarsi per essa.
    5 – “L'è un peccaa morì
    “E’ un peccato morire” diceva la mia nonna perché gli piaceva stare al mondo, nonostante tutti gli acciacchi. Così gli ultimi anni li passò su una carrozzina ma sempre con il volto sereno e sorridente e gli aghi da maglia o il rosario in mano. Adulto è colui che sa che il tempo passa in fretta, che non si è più quelli di prima, che il corpo non risponde più come una volta, che ogni giorno è un dono e non tanto un merito e che, dunque, non va sprecato e… ma nonostante tutto si è positivi e sereni, coscienti del limite ultimo della vita. A volte mi chiedo: “tra 10 anni ci sarò ancora? Quante olimpiadi mi restano da vedere? Chissà se il prossimo Papa sarà l’ultimo della mia vita? “ Allora mi dico: “Impegnati a lasciare un buon ricordo di te stesso; fai in modo che si coltivi nei tuoi confronti un po’ di riconoscenza, che qualcuno ringrazi sinceramente di averti incontrato e conosciuto. L’adulto è colui che ‘attende’ la vecchiaia oppure ha fatto la pace con la propria morte; dipende dall’età, ma per tutti ciò che conta è amare la vita nonostante la morte. I giovani devono vedere adulti impegnati - non in pantofole sul divano davanti alla TV o a giocare a carte tutti i pomeriggi, perché ‘non han tempo di.…’ - e contenti di quanto realizzato nella vita o del lavoro che ancora svolgono; sereni nonostante il passare degli anni e la voce del navigatore della VITA che alla rotonda di via Roma suggerisce di prendere la terza uscita a destra.

     
    da ''InCammino Insieme'' n. 45 del 24 novembre 2024
     
     
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    novembre 2024
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